Roma, 21 novembre 2024 – “Under control” (tutto risolto), proclama la Presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola, uscendo dalla stanza dove è stato siglato l’accordo sulle vicepresidenze che valica i veti incrociati di popolari e socialisti e apre la strada al secondo mandato di Ursula von der Leyen come presidente della Commissione europea dal prossimo 1° dicembre. Dopo un estremo tira e molla tra Ppe e socialisti, nella serata di ieri è arrivato il via libera. A scanso delle riluttanze dei popolari spagnoli sulla connazionale socialista Teresa Ribera e di quelle di S&D nei riguardi dell’italiano Raffaele Fitto, già deposte dopo l’endorsement del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Un “accordo blindato”, a detta degli addetti ai lavori, che tuttavia ha continuato a vacillare fin quasi a notte. Tanto da costringere il potente leader del Ppe Manfred Weber ad avvertire compagni di partito e alleati che “la cosa più importante è avere la Commissione in carica il primo dicembre, perché l’Europa ha bisogno di stabilità”. Ragione per cui il 27 novembre l’aula di Bruxelles dovrebbe dare via libera alla squadra von der Leyen bis. L’accordo è stato salutato con soddisfazione dalla premier Giorgia Meloni. “Raffaele Fitto è stato confermato nel ruolo di vicepresidente esecutivo della Commissione europea. Quest’importante incarico attribuito al Commissario designato dall’Italia è una vittoria di tutti gli italiani, non del Governo o di una forza politica”
A insidiare la raggiunta intesa sono state soprattutto le riserve e le minacce dei popolari spagnoli, riluttanti sulla vicepresidenza – con delega all’Antitrust – a Ribera, di cui hanno insistito a pretendere una clausola di disponibilità a dimettersi in caso di accertate responsabilità per l’alluvione valenciana (in conseguenza di cui i cittadini chiedono invece le dimissione del governatore locale Carlos Manzòn del partito popolare). Ipotesi rifiutata dall’interessata e che ha innescato il nuovo stallo. Poi superato in serata. Per quanto i socialisti francesi confermino il voto contrario alla Commissione in polemica con l’incarico all’esponente italiano ormai sicuro. Delegato per Riforme, Coesione e cogestione del Pnrr insieme al potente Valdis Dombrovskis, Fitto rischia tuttavia di perdere potere a vantaggio di von der Leyen, che sarebbe intenzionata ad attuare una riforma dei dipartimenti per accentrare il controllo del Recovery found a suo discapito. Così come il discusso commissario ungherese alla salute Oliver Varhelyi è stato privato dell’autorità su pandemie e diritti riproduttivi.
Al netto di detrattori e guastatori, l’accordo sancisce una maggioranza modificata rispetto a quella che ha investito la presidente von der Leyen. Il lavorio diplomatico è corso sulle linee satellitari tra l’Europa e l’America latina, tra gli uffici di Bruxelles, le capitali e il G20 di Rio de Janeiro, dove si trovavano i premier europei, come Giorgia Meloni e la stessa presidente von der Leyen.
Parallelamente si è lavorato “a una piattaforma comune dei tre gruppi”. Popolari, socialisti e liberali corredano infatti l’intesa con un documento che sancisce l’investitura alla Commissione Ursula bis nel segno dello “stato di diritto, una posizione filo-ucraina e un approccio filo-europeo”, che vorrebbe rappresentare il cordone sanitario contro le destre sovraniste. Rispetto al primo voto a von der Leyen viene tuttavia meno il supporto dei Verdi, numericamente non determinante e mai gradito dai centristi e liberali industrialisti. Defezione parzialmente mitigata dal punto di vista numerico dall’annunciato consenso di Fratelli d’Italia e forse qualche altro voto conservatore.
Per amor di algebra, i seggi sono 720 e la maggioranza 361. Popolari (188), socialisti (136) e liberali (77) raggiungerebbero 401 voti salvo defezioni, come quelle annunciate dei socialisti francesi. I Verdi che hanno tolto il sostegno a von der Leyen sono 53. FdI ne compensa 24 (sui 78 di Ecr). Ieri sera il capogruppo FdI Procaccini ha confermato il voto favorevole del suo gruppo. Una sostituzione non del tutto irrilevante. Se non altro agli occhi degli italiani, ammesso che la premier Giorgia Meloni e la leader dem Elly Schlein concedano di spiegare questa coabitazione.