Roma, 29 novembre 2024 – Quindici minuti e addio. Consiglio dei ministri lampo, appena un quarto d’ora, per dare il via libera al decreto giustizia e salutare Raffaele Fitto, che lascia le deleghe senza portafogli (senza una burocrazia ministeriale) di Affari europei, Sud, Coesione e Pnrr per la nuova avventura di Commissario europeo a Bruxelles. Domenica Fitto assumerà infatti l’incarico di vicepresidente esecutivo della Commissione Ue con deleghe alla coesione e le riforme fortemente voluto dalla premier Giorgia Meloni; anche se la presidente Ursula von der Leyen ne ha parzialmente ridimensionato il potere attraverso la riorganizzazione burocratica della Commissione all’insegna del “dividi et impera” che depotenzia diversi autorevoli commissari, eccezion fatto forse solo per la sola, vera vice Ribera e il veterano Dombrovsky.
Assente Matteo Salvini, rientrato a Milano per motivi familiari, il consiglio dei ministri ha varato il decreto legge che proroga il termine per le elezioni dei Consigli giudiziari e del Consiglio direttivo della Corte di cassazione, differite all’aprile del 2025, e introduce misure per il potenziamento dell’uso dei braccialetti elettronici come strumento di controllo delle misure cautelari nei casi di violenza contro le donne. Stralciata invece la cosiddetta norma sulla cyber-sicurezza, che affidava alla procura Antimafia anche la competenza sui reati telematici. Le due misure approvate corrispondono come non mai ai criteri di urgenza cui dovrebbero sempre ottemperare i decreti. All’indomani del pranzo della premier al Colle non poteva essere altrimenti.
Tra le questioni affrontate con Sergio Mattarella anche la successione al ministro Fitto, la cui nomina in Europa ha ricevuto il pesante endorsement del capo dello Stato. Il Quirinale vorrebbe risolta in tempi celeri la partita della successione o l’eventuale redistribuzione delle deleghe. E qui si apre il campo delle ipotesi. La premier Meloni potrebbe tenere alcune deleghe a palazzo Chigi, a cominciare da quella del Pnrr. Proprio lei, del resto, ieri ha presieduto l’ultima cabina di regia di attuazione del piano: di cui sono stati spesi finora circa 59 miliardi dei 122 ottenuti, sui quasi 200 complessivi che arriveranno dall’Europa, circa metà dei quali in prestito e l’altra a fondo perduto. Anche qui applauso di congedo per Fitto.
Se palazzo Chigi tenesse la delega del Pnrr, potrebbe venir affidata al fidatissimo sottosegretario Alfredo Mantovano. Anche le deleghe di Sud e Coesione potrebbero essere redistribuite tra i sottosegretari alla presidenza o i ministri senza portafogli di Fratelli d’Italia. Discorso diverso, invece, per gli Affari Europei, che necessitano invece di uno specifico e visibile incarico. E qui la questione si complica.
Ricorre da tempo il nome della numero uno dei servizi segreti Elisabetta Belloni, che ha un passato da dirigente della Farnesina. Il suo profilo era circolato anche per il ruolo di Commissario europeo e a suo tempo, prima della rielezione di Mattarella, perfino per il Quirinale. Forse per questa rinomanza e autorevolezza potrebbe fare un po’ troppa ombra al ministro degli esteri e vicepremier Antonio Tajani. Al riguardo palazzo Chigi ci tiene a smentire presunti veti da parte del leader azzurro. “È del tutto priva di fondamento – fanno sapere – Elisabetta Belloni, stimata dal presidente Meloni, è impegnata con altri importanti incarichi. E non avrebbe senso porre veti su un Ministro che è in quota a Fratelli d’Italia”. Concetto già espresso dall’altro vicepremier Matteo Salvini, che non ne vuol sapere di ritocchi agli equilibri delle squadra.
In ogni caso Belloni viene data in pole. Alternativa è che la delega di ministro senza portafogli per gli affari europei venga affidata all’attuale viceministro degli esteri e della cooperazione internazionale e deputato di lungo corso dai tempi di An Edmondo Cirielli. Una soluzione che preserverebbe le gerarchie interne al governo in tema di politica estera, dove Tajani, che con l’ex compagno di partito Fitto intratteneva ottimi rapporti, non preferirebbe non trovarsi concorrenza. Anche se proprio la nomina di Fitto rilancia il ruolo europeo del partito di Meloni.