Lunedì 23 Dicembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Più poteri al Fisco. Governo spaccato. L’ira di Lega e FI: "No al Grande fratello"

Un decreto ministeriale riattiva il redditometro. Era stato abolito nel 2018. Il viceministro Leo (Fratelli d’Italia) rassicura: garanzie per i contribuenti

Roma, 21 maggio 2024 – Sarebbe un guaio comunque, anche se non ci fossero le elezioni alle porte. Con il voto europeo dietro l’angolo è peggio, forse molto peggio. La parola redditometro è una di quelle che al popolo di destra fa venire l’orticaria solo a sentirla sussurrare. Invece la poco lieta sorpresa è arrivata amplificata dagli annunci mediatici: il redditometro abolito nel 2018 dal governo Conte è già risorto. Un decreto ministeriale firmato il 7 maggio dal viceministro Maurizio Leo (FdI) e pubblicato in Gazzetta Ufficiale ieri lo riattiva a partire dai redditi del 2016.

Redditometro 2024: cos’è e come funziona lo strumento del fisco che controlla le spese dei cittadini

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A saltare sulla sedia, ancor più dei rappresentati, sono i rappresentanti: spiazzata dal ’suo’ uomo Giorgia Meloni, che non ne sapeva niente e non ha gradito affatto l’improvvisata. Furibondi Lega e Forza Italia: "Siamo da sempre contrari a questo strumento", insorgono. Triangolazione di telefonate infuocate governo, maggioranza, Mef. E Leo si affretta a correggere: "Nessun ritorno al vecchio redditometro. La norma, attesa da sei anni (il provvedimento che lo aveva cancellato prevedeva un ulteriore decreto che regolasse l’accertamento sintetico) mette limiti al potere discrezionale dell’amministrazione finanziaria", assicura il viceministro che sottolinea il lato positivo, ovvero i paletti "ben precisi " a "garanzia dei contribuenti". Da Palazzo Chigi non solo viene rilanciata la dichiarazione, ma si aggiunge che il viceministro dell’Economia relazionerà venerdì mattina in Consiglio dei ministri su quello che viene definito il "superamento" del redditometro. Insomma: un anti-redditometro. Sarà, ma Carroccio e Forza Italia non sembrano fidarsi tanto, perché i parametri saranno pure più larghi e meno induttivi, ma sempre parametri sono. "L’inquisizione è passata da tempo e non tornerà con noi al governo. Controllare la spesa degli italiani, in modalità Grande fratello, non è il metodo migliore per combattere l’evasione", dicono i leghisti.

Durissimi anche gli azzurri: "Il redditometro è destinato definitivamente all’archivio – dichiara il capo dei senatori Maurizio Gasparri – È uno strumento ingiusto e superato". D’altra parte anche dentro FdI – dove pure si difende il viceministro – la mossa di Leo ha colto di sorpresa: "Il redditometro non annacqua né intacca la riforma fiscale né l’atteggiamento del governo Meloni che vuole un fisco amico", afferma il presidente della commissione Finanze della Camera, Marco Osnato. Se Sparta piange, stavolta Atene se la ride: "Vanno contro la loro stessa propaganda", avverte Antonio Misiani (Pd). Insiste Matteo Renzi: "Giorgia Meloni è la premier della tasse". Il plauso per la maggioranza arriva dall’ex ministro delle Finanze Pd Vincenzo Visco: un plauso insidioso, data la sua fama di Dracula rigorista.

Al netto degli stracci che volano nel centrodestra, su una cosa tutti sono d’accordo: la tempistica dell’annuncio non poteva essere scelta in modo peggiore. Insomma, se proprio si doveva procedere con il "redditometro anti-redditometro" si doveva aspettare il 10 giugno. Svista, distrazione, caso di imperizia politica? Forse. O forse urgenza di migliorare con il nuovo strumento le prestazioni del concordato fiscale. Tant’è: a Chigi sono convinti che il colloquio tra Meloni e Leo darà i suoi frutti: da qui a quando lui relazionerà agli alleati, ’Giorgia’ avrà modo di valutare le contromosse per evitare l’effetto boomerang.