Roma, 27 dicembre 2019 - Si alzano i toni nel Movimento 5 Stelle dopo le dimissioni del ministro Lorenzo Fioramonti. "Se sogna di fare il capo politico, o lanciare il suo movimento verde sono fatti suoi legittimi - mette nero su bianco in un post Facebook il collega Stefano Buffagni, viceministro pentastellato allo Sviluppo economico - ma sono certo che se uscirà dal Movimento si dimetterà". Parole che suonano come un avvertimento all'ex ministro grillino che - si vocifera - avrebbe l'intenzione di fondare un partito 'green'. Poi l'affondo: "Fioramonti non restituisce da dicembre 2018 e non sta quindi rispettando gli impegni presi con i cittadini. Eppure è stato nominato ministro lo stesso, legittimando un modo di agire fuori dal M5s".
"Non condivido la scelta di Fioramonti di dimettersi. Abbiamo stanziato quest'anno 2 miliardi in più sulla scuola; ok, non sono abbastanza... ma vogliamo aprire una riflessione sul come efficientare la scuola e renderla più allineata rispetto alle esigenze del mondo, non solo del lavoro, che cambia?", ragiona ancora Buffagni. "La lotta si continua giorno dopo giorno quando si hanno obbiettivi ambiziosi nell'interesse dei nostri ragazzi. E' più facile fuggire", dice ancora l'esponente M5s. Parole che suonano simili a quelle dette ieri della collega di partito e di governo Fabiana Dadone ("Se hai coraggio, non scappi. Se condividi davvero una battaglia, non scappi").
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Fioravanti, dal canto suo, notava già stamani le "tante voci della leadership del M5s" che lo accusano. "E per che cosa? Per aver fatto solo ciò che ho sempre detto? Mi stupisce". "Credo che sia la prima volta nella storia del nostro Paese che un ministro venga criticato perché ha fatto ciò che aveva annunciato. Non da giorni, ma da mesi. Io sono così: se una cosa la dico poi la faccio", ha ribadito. Fioravanti si toglie poi anche qualche sassolino. "Non dovrebbe stupire che giungano critiche da partiti i cui leader avevano promesso di abbandonare la politica in caso di sconfitta elettorale, ma sono ancora saldamente al loro post", scrive in un altro post su Facebook.
In merito alle restituzioni delle indennità parlamentari, Fioramonti replica così: i rimborsi li donerà alla ricerca e a Taranto. "Dopo aver restituito puntualmente per un anno, come altri colleghi - controbatte - ho continuato a versare nel conto del Bilancio dello Stato e le mie ultime restituzioni saranno donate sul conto del Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile, un centro di ricerca pubblico che, da viceministro prima e da ministro poi, ho promosso a Taranto, una città deturpata da un modello di sviluppo sbagliato".
MISE: NON ESISTE UN CONTO DEL TECNOPOLO - Ma le polemiche non sono destinate a finire qui, visto che - a quanto pare - non è possibile sostenere finanziariamente il Tecnopolo di Taranto. "Non vogliamo entrare nei meriti politici, possiamo però dire che è impossibile fare qualsiasi tipo di versamento alla fondazione Tecnopolo mediterraneo per lo sviluppo sostenibile di Taranto. Non è possibile farlo materialmente, visto che non c'è ancora uno statuto istitutivo della fondazione, che ricordiamo è stata ideata con la legge di bilancio dello scorso anno, e dunque non c'è nemmeno un conto su cui versare", spiegano infatti fonti qualificate del Mise all'Ansa.