Roma, 25 dicembre 2019 - Il ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti ha consegnato al premier Conte la lettera di dimissioni. Il ministro avrebbe voluto lasciare l'incarico il 23 dicembre, subito dopo l'ok della Camera alla manovra. Poi però Fioramonti si è preso del tempo, ma la situazione non si è sbloccata in senso positivo. Le voci su un passo indietro erano circolate già nei giorni scorsi. Al centro dei malumori di Fioramonti ci sono le risorse in manovra per scuola e università, ritenute insufficienti.
Da più fonti parlamentari - affermava l'Ansa qualche giorno fa - il ministro viene raccontato in procinto di lasciare il M5s per fondare un gruppo parlamentare autonomo, ma "filogovernativo", come embrione di un nuovo soggetto politico. Si facevano già, in transatlantico, i nomi di alcuni deputati che potrebbero seguirlo, tra cui Nunzio Angiola e Gianluca Rospi, ma anche l'ex M5s Andrea Cecconi ("Sarebbero una decina", diceva una fonte 5s).
Un paio di settimane fa a Trieste, a margine del vertice dei ministri della ricerca, Fioramonti aveva ricordato che "la scuola in questo Paese avrebbe bisogno di 24 miliardi. I 3 miliardi che io ho individuato, non sono la sufficienza" ma rappresentano "la linea di galleggiamento". Tredici giorni dopo quella affermazione, e 48 ore dopo la definitiva approvazione della legge di Bilancio con voto di fiducia, Fioramonti avrebbe tirato le sue conclusioni.