Lunedì 30 Dicembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Due per mille e finanziamento ai partiti, cosa prevede la riforma del governo. Stop di Mattarella

Un emendamento dell’esecutivo al decreto fiscale raddoppia gli incassi per la politica, rendendo automatica la contribuzione anche in caso di scelta non espressa. I rilievi del Colle

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (Ansa)

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni (Ansa)

Roma, 26 novembre 2024 – La riforma del finanziamento ai partiti, scritta così, non passerà il vaglio del Quirinale. Mattarella ha fatto recapitare il messaggio al Parlamento dopo l’emendamento deposto dal governo al decreto fiscale. 

 Cosa prevede l’emendamento? 

La proposta di modifica del governo raddoppia quasi il finanziamento ai partiti. Cambia infatti meccanismo di contribuzione: il prelievo viene ridotto dal 2 per mille allo 0,2 per mille ma diventa di fatto automatico. Attualmente, se il contribuente non esplicita la scelta di finanziare un partito, il 2 per mille finisce nelle casse dello Stato. Se passasse l’emendamento in questione anche la quota di chi non sceglie andrebbe comunque a sostenere i partiti, in misura proporzionale. Succede la stessa cosa oggi con l’8 x mille destinato alle confessioni religiose. “In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse”. 

Il risultato è che la politica dal prossimo anno potrebbe incassare complessivamente oltre 40 milioni, quasi il doppio di quanto riceve oggi. Per questo la norma del governo alza il tetto del finanziamento ai partiti dagli attuali 25,1 milioni a 42,3 milioni. 

L’emendamento a firma del governo riscrive due proposte di Avs e del Pd, che prevedevano un contributo di 3 milioni per alzare il tetto e ricomprendere così tutti i contributi versati, che quest'anno hanno superato i 28 milioni.

I rilievi del Quirinale 

Il testo, riformulato, dovrà essere accettato dai senatori che lo hanno proposto e poi essere messo al voto. Il Quirinale però ha anticipato a Palazzo Madama le sue perplessità, e le difficoltà che avrebbe a firmare il provvedimento, che in quanto decreto legge, per entrare in vigore deve appunto avere la bollinatura del Colle, che lo emana. Secondo quanto anticipa il Sole24 ore, per Mattarella la proposta modifica del governo, non avrebbe la caratteristica dell’urgenza che richiede un decreto. Servirebbe un provvedimento ad hoc, più articolato. Il Capo dello Stato fa anche notare che un emendamento del genere impatterebbe sulle finanze pubbliche.