I turbamenti in casa La Russa chiudono una lunga serie di sgambetti che i figli hanno fatto ai genitori in politica, di solito senza premeditazione. Provocare danni all’immagine di mamma e papà non è quasi mai una missione deliberata ma un atto di coerenza verso se stessi, la propria natura e i propri limiti. Diventa ufficiale il contrario del detto comune: le colpe dei figli ricadono sui padri e sulle madri.
La bat-caverna di Gabriele Moratti
Si ricordi l’imbarazzo dell’allora sindaco di Milano Letizia Moratti colpita di striscio dall’abuso edilizio del suo Gabriele, la “bat-caverna“ in via Airaghi con piscina d’acqua salata. E viene una tristezza a pensarli, mentre cercano di metterci una pezza.
I figli “monelli” di Leone
Mauro, Paolo e Giancarlo, rampolli del presidente della Repubblica Giovanni Leone, furono ribattezzati "i tre monelli" a causa di atteggiamenti giudicati all’epoca disinvolti (ma assolutamente nella legalità). Papà aveva già i suoi problemi che lo portarono a dimettersi con sei mesi d’anticipo. Donna Vittoria, la mamma, a distanza di anni prendeva così le loro difese: "Dicerie maligne, bugiarde e cretine. Qual era la prova? Che uscivano con belle ragazze? La verità viene sempre fuori".
Piero Piccioni
Il primo sabotatore del curriculum paterno è Piero Piccioni, musicista e figlio di Attilio, esponente Dc, ministro degli Esteri e potenziale successore di De Gasperi. Fu coinvolto nel caso Montesi (una ragazza trovata morta sulla spiaggia di Torvaianica alla vigilia di Pasqua del 1953), da cui uscì con l’assoluzione piena però calpestando le macerie della carriera di papà.
Ciro Grillo
Leonardo La Russa, accusato di stupro in modo speculare a Ciro Grillo (e speculari le reazioni dei rispettivi genitori), qualche brivido in casa doveva averlo già portato quando in veste di Larus faceva il rapper e cantava "Sono tutto fatto".
Il Trota
Altro genere di amarezza quella fomentata da Renzo Bossi detto il Trota, che oggi vive e lavora beato nell’azienda agricola fondata col fratello ma a suo tempo fece passare notti travagliate a papà Umberto. Nel 2012 si dimise dal Consiglio regionale della Lombardia, accusato di appropriazione indebita sui rimborsi elettorali. Tra le spese contestate 145mila euro per 12 multe, due cartelle esattoriali, l’assicurazione auto e l’acquisto per 77mila euro del titolo di laurea all’Università Kristal di Tirana.
Carlo Donat-Cattin
Struggente ed emblematico di un’epoca il rapporto fra Carlo Donat-Cattin, vicesegretario Dc, e il figlio Marco, affiliato al gruppo terroristico Prima Linea. Fu arrestato 27enne nel dicembre 1980, poi si dissociò e infine morì in un incidente otto anni più tardi. Per tutto il periodo in cui fu detenuto, Carlo Donat-Cattin accompagnò la moglie ai colloqui senza però entrare mai in carcere. Quando chiesero a Marco se il padre avesse commesso errori, lui rispose: "Gli sbagli sono miei... Tutta colpa mia e delle idee che tenevo in capa".
Memorabile e ricca di spunti per chi è inguaiato oggi la dichiarazione alla fine del processo: "Chiedo perdono a tutti per il male che ho commesso. Ora mi trovo di fronte alle madri, ai padri, alle spose, a tutti i parenti delle persone a cui ho tolto la vita. Non credo di poter dire molto, oltre che di fronte penso di avere soltanto l’angoscia di un abisso privo di luce".