Roma, 2 giugno 2019 - Ieri il Governo Conte ha spento la prima candelina. Un anno in cui tutto è cambiato, forse per non cambiare niente. La somma dei consensi alla ‘strana coppia gialloverde continua a essere salda al 50%, così come è scaturito dalle elezioni europee e dalle politiche dell’anno scorso. Però dalle urne della scorsa domenica è fuoriuscita un’Italia diversa rispetto a un anno fa: la Lega raddoppia i voti e il M5S li dimezza. In altri tempi questo trend avrebbe generato immediatamente una crisi di governo, oggi invece i due leader Salvini e Di Maio dichiarano che la legislatura proseguirà per i prossimi 4 anni. Se sarà vero è ancora presto per capirlo, ma probabilmente, se Salvini non preme sull’acceleratore delle elezioni anticipate, nessuno degli altri leader, per varie ragioni, nei fatti rincorre la possibilità di urne a settembre, anche perché con i risultati delle europee sia l’opposizione che il M5s potrebbero donare su un piatto d’argento le chiavi di Palazzo Chigi a Salvini, se si alleasse solo almeno con la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni.
Per questo, al di là delle parole di circostanza date in pasto alla stampa, solo la nuova possibile coppia Salvini-Meloni potrebbe avere il maggiore interesse a far cadere il banco, anche se con esiti non certo prevedibili. Per loro il rischio è comunque alto, in quanto l’opposizione e il M5s avrebbero i numeri, pur di non dare una vittoria quasi certa a Salvini, per continuare con questa legislatura formando una nuova maggioranza alle Camere che possa appoggiare un "Presidente tecnico".
Insomma né Salvini né i suoi competitors hanno la certezza di come potrà finire questa partita e di chi riuscirà a fare all’ultimo momento possibile la mossa del cavallo per dare scacco matto all’avversario. In mezzo ai giochi di potere ci sono gli italiani. D’altronde è innegabile che seppure gli elettori hanno espresso un voto per il Parlamento Europeo con la pancia sentivano l’Italia e il messaggio che hanno dato sembra chiaro. Tra l’altro non è una novità che al di là del valore elettorale dei vari partiti, da quando si è formato questo governo i livelli di fiducia a Salvini sono stati sempre superiori a quelli di Di Maio. Se a luglio dello scorso anno c’era una differenza tra i due di soli 3 punti, a favore del leghista, oggi il livello di fiducia a Salvini è del 48% mentre a Di Maio è del 28%. Una differenza di 20 punti, molto di più della distanza che si è registrata alle elezioni europee tra Lega e 5S.
È da notare però che, nonostante questo cambiamento repentino nel voto, la maggioranza degli italiani non chiede elezioni anticipate, a patto ovviamente che i due alleati di governo non litighino su tutto, come è accaduto nell’ultimo mese. Infatti il 54% dichiara di essere contro la possibilità di anticipare a breve l’apertura delle urne e al contempo il 52% giustifica questa propria opinione con il fatto che domenica scorsa si è votato per le europee. Anche se il 41% dice che il voto europeo è un termometro del Paese.
Il livello di fiducia al Governo rimane sostanzialmente stabile anche dopo il ‘day after’ delle elezioni: era al 44% il mese scorso, si è stabilizzato al 43% oggi. Sia la maggioranza degli elettori della Lega che del M5S esprimono livelli di fiducia al governo che superano abbondantemente il 70%. Questi sono i numeri, non è però tutto rosa e fiori se il 62% dei cittadini ritiene che il Governo dovrebbe approcciare in maniera più incisiva le problematiche del lavoro e il 59% dell’economia e delle tasse. Sono i temi di cui si richiede un intervento urgente.
Seguono anche i cavalli di battaglia della sicurezza e dell’immigrazione, ma con percentuali nettamente minori rispetto al lavoro, sotto la soglia del 50%. Gli italiani non chiedono la fine di questo esecutivo, ma allo stesso tempo sollecitano il Governo a trovare soluzioni sulle questioni ancora aperte e di cui al momento non ne percepiscono un cambiamento.
Antonio Noto *Direttore Noto Sondaggi