Roma, 21 novembre 2023 – La ministra per la Famiglia, Eugenia Maria Roccella, fa il punto sulle iniziative messe in campo dal Parlamento contro i femmincidi e la violenza sulle donne.
Ministra Roccella, l’assassinio di Giulia Cecchettin ha provocato un’onda emotiva enorme contro i femminicidi che la politica deve raccogliere: come?
"Il caso di Giulia con la sua giovanissima età, come del resto i casi delle donne che perdono la vita in Italia con la media di una ogni tre giorni, ci sconvolgono tutti anche per la loro efferatezza – avvisa Eugenia Roccella, ministra della Famiglia e della Natalità, in prima fila sul fronte del contrasto della violenza contro le donne –. Tragedie così diverse, eppure così uguali nella loro ripetitività di fondo. La politica deve raccogliere questa autentica emergenza ma per quello che ci riguarda voglio dire che il governo non ha aspettato le più eclatanti vicende di cronaca per fare la propria parte".
Quali iniziative avete messo in campo?
"Abbiamo messo la lotta alla violenza contro le donne fra le nostre priorità fin dal primo giorno, sia sotto il profilo dei fondi stanziati – li abbiamo quasi raddoppiati rispetto al passato, portando le risorse del piano anti-violenza da 35 a 55 milioni più altri 9 per l’ empowerment delle donne vittime –, sia per quanto riguarda la normativa di prevenzione e contrasto, con il disegno di legge che è già stato approvato alla Camera e verrà votato questa settimana dal Senato. Infine, ci stiamo occupando di promuovere una vasta campagna di sensibilizzazione nelle scuole, oltre a intensificare la conoscenza e la diffusione del numero verde 1522".
Il vostro disegno di legge che cosa prevede?
"Il disegno di legge punta sulla prevenzione, per interrompere il ciclo della violenza prima dell’irreparabile. Vengono rafforzate le misure cautelari, dall’ammonimento al braccialetto elettronico, fino alla distanza minima di avvicinamento, e soprattutto vengono fissati tempi rapidi per la valutazione del rischio e la loro applicazione da parte della magistratura. I ritardi su questo fronte sono costati condanne all’Italia in sede europea e soprattutto la vita a tante donne. Intervenire con tempestività per allontanare davvero la vittima dal suo persecutore può essere un salvavita. Senza contare che con questa legge, che si inscrive nel solco del codice rosso, si compie un deciso passo avanti anche sul fronte della formazione del personale, sia favorendo la specializzazione dei magistrati sul campo, sia prevedendo linee guida per la formazione in ogni ambito, da quello socio-sanitario a quello delle forze dell’ordine e della giustizia".
Come intendete accelerare l’iter per una rapida approvazione?
"I tempi di esame sono stati molto rapidi: abbiamo chiesto al Parlamento di fare presto e incontrato grande disponibilità e sensibilità. Abbiamo scelto la strada del disegno di legge invece che del decreto per favorire il più ampio coinvolgimento, e si è dimostrata una scelta giusta". Schlein si è dichiarata pronta a fare fronte comune per agire contro la violenza contro le donne: che cosa si può fare insieme?
"Quello che abbiamo già fatto. Fin dal primo giorno abbiamo detto che su questo fronte avrebbero dovuto essere superate contrapposizioni e divisioni. E non è un caso che infatti la legge che sta per essere definitivamente approvata abbia ricevuto alla Camera l’unanimità, cosa che in precedenti occasioni, sullo stesso tema, non è accaduto. La Schlein sfonda dunque una porta aperta: fermare questa catena di sofferenza e morte non può che essere un obiettivo comune".
Siete d’accordo, dunque, con la proposta di una legge sull’affettività?
"Ci sono già progetti di legge in questo senso in Parlamento, da parte dei diversi schieramenti, ma se siamo sicuramente d’accordo sul modo di procedere, e quindi su un impegno comune, sul merito delle misure da prendere è necessario aprire il dibattito per verificare che cosa effettivamente è efficace e che cosa non lo è. Sicuramente c’è un’emergenza educativa che va affrontata sia in famiglia sia nella scuola, per far crescere nei ragazzi il rispetto e la responsabilità nei confronti dell’altro. Se vediamo l’esperienza e i dati degli altri Paesi, però, verifichiamo che dove da tempo c’è nelle scuole l’educazione sessuale, femminicidi e violenze non sono diminuiti. Anzi, in alcuni casi sono in numero più alto che in Italia. Forse, quindi, questa non è la soluzione più efficace".
E allora, al di là degli aspetti penali e degli strumenti di prevenzione, che cosa si può e si deve fare sul piano educativo e culturale?
"Come accennato, serve una grande opera comune di educazione al rispetto reciproco. E soprattutto al rispetto per la nuova libertà femminile. La violenza nasce spesso da una divaricazione fra modalità vecchie di relazione fra uomo e donna e il profondo cambiamento che le donne hanno messo in atto e vivono. È qui che è necessario non solo un coinvolgimento degli uomini, ma un protagonismo maschile nella battaglia contro la violenza. Penso per esempio alla proposta di Ignazio La Russa di una manifestazione di uomini su questo tema: perché no?". Se vuoi iscriverti al canale WhatsApp di Qn clicca qui