Roma, 14 maggio 2023 – Fabio Fazio lascia la Rai dopo quasi 40 anni e trasmigra su Warner Bros. Discovery. Con lui anche “Lucianina” Littizzetto. E se la notizia sembrava oramai scontata dopo il nuovo corso che sarà impresso alla tv pubblica dal governo Meloni e dalla maggioranza di centrodestra, l’addio del conduttore di ‘Che tempo che fa’ scatena comunque un nuovo scontro politico.
Ad accendere il dibattito ci pensa subito il vicepremier Matteo Salvini. “Ciao Belli”, con tanto di emoticon della manina che saluta, scrive il segretario della Lega su Twitter a commento dell’uscita del duo Fazio-Littizzetto. Immediata la replica del Partito democratico. "La vertiginosa sensazione di avere un vice-Premier e Ministro che si comporta come un bimbo di 6 anni. Già che ci siamo, Ministro, perché il Ponte sullo stretto non propone di farlo con i Lego?", gli risponde il deputato Mauro Berruto sempre su Twitter. A lui si accoda anche Matteo Orfini. "'Esser stronzi è dono di pochi, farlo apposta è roba da idioti' (cit.)", scrive l’ex presidente del Pd.
"Se questo è un Ministro della Repubblica...", commenta invece laconico il leader di Azione, Carlo Calenda. “I social hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli. Ci sono volte in cui non si può che dar ragione a Umberto Eco”, scrive su Twitter il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. “Ma il problema più grave è che capita che facciano persino i vice premier...”, aggiunge sarcastico.
Più pacate le dichiarazioni del senatore dem Francesco Verducci, membro della commissione di vigilanza Rai. "L'uscita di Fabio Fazio è una sconfitta pesante per la Rai e per il servizio pubblico. Gravissimo il comportamento di chi ha voluto questo. Tra le cose per cui va ringraziato, gli speciali con Liliana Segre sono tra le pagine più importanti nella storia Rai. Spero possa tornare presto", commenta. Anche per Francesca Bria, consigliere di amministrazione di Viale Mazzini in quota Pd, si tratta di “un danno all'azienda in termini di identità, qualità culturale e ascolti” e di “una brutta notizia per il paese”. Bria sottolinea poi che questa scelta, a suo dire “scellerata”, non è “mai portata in Cda".
“Matteo Salvini conferma quello che tutti sappiamo: la Rai è terra di conquista, proprietà dei partiti e delle maggioranze di governo – scrive intanto, in una nota, Daniela Ruffino di Azione – . La sua esultanza per l'uscita di Fabio Fazio e Lucia Littizzetto conferma inoltre che ai ‘padroni’ politici non interessano questioni come la qualità dei programmi, o gli introiti pubblicitari. No: alla politica interessa una Tv pubblica che sia come una cameriera a ore. A Salvini non importa se Fazio porterà via spettatori e pubblicità. Tanto ci sono milioni di utenti obbligati a pagare il canone, salvo cambiare e seguire Fazio su un altro canale. Salvini esulta per la sua uscita, Discovery per il suo arrivo”.
A rinfocolare lo scontro anche il forzista Maurizio Gasparri. “Propongo alla Rai di lasciare vuoto lo spazio televisivo mettendo un'immagine fissa al posto di Fazio – dice, sarcastico, il vicepresidente del Senato – . Come si può immaginare una televisione pubblica senza Fazio e senza i suoi dibattiti notoriamente equilibrati e privi di accenti polemici? Se Fazio se ne va Rai 3 lo sostituisca con qualche ora di silenzio senza trasmissioni, nessuno è pari a Fazio, nessuno potrebbe sostituirlo".
Intanto i commenti dalle opposizioni alle parole di Salvini non si fermano. "Neanche questa volta ce l'ha fatta: Salvini in 2 parole e 'belli ciao' è riuscito a confermare l`epurazione che stanno facendo in Rai, ridicolizzare un inno partigiano adottato in tutto il mondo, perdere l'ennesima occasione per stare zitto dimostrandosi per quello che è", dichiara il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, parlando di "occupazione della Rai".
Il dem Gianni Cuperlo invece sottolinea la differenza tra il duo Fazio-Littizzetto e Il segretario della Lega. I primi – dichiara il deputato del Pd – "sono due protagonisti della comunicazione e della cultura. Salvini era e resterà un dilettante della politica e (ahimè) un incompetente chiamato a svolgere funzioni superiori alle sue capacità".