Roma, 17 ottobre 2017 - Non segna come il capocannoniere Ciro Immobile, ma in compenso guadagna più di lui. Ovvio che Fabio Fazio finisca nel mirino: la pistola fumante è sul tavolo e con quella fanno i conti i numerosi critici. Sì, perché lo share di Che tempo che fa continua a calare: l’altra sera il suo programma su Raiuno è stato visto da 3 milioni e 762mila spettatori (erano 4milioni e 539 una settimana fa) per una percentuale di ascolto del 14,89% (18,24 domenica scorsa). Esplode la polemica che parte da destra, arriva a sinistra passando per i 5 Stelle e il senso dei commenti è univoco: «Non si è mai visto uno tanto pagato che fa un’audience tanto bassa». Scendono in campo esponenti della commissione di Vigilanza Rai, pronti a chieder spiegazioni domani – durante l’audizione già in calendario – ai vertici Rai. Se Brunetta (FI) la butta sull’ironia sottolineando il «disastro» con l’hashtag «cheflopchefa», la grillina Dalila Nesci insiste che «la deroga ai compensi fatta per lui è inaccettabile, anche a prescindere dallo share», mentre il leghista Jonni Crosio invoca le dimissioni: «Si può licenziare. Al suo posto, metterei Cristina D’Avena che, con le canzoni per bambini, acchiappa di più». Ma uno che sicuramente non è amico di Fazio, come Michele Anzaldi – ex portavoce di Renzi – segnala che potrebbe essere un boomerang perché lo si dovrebbe pagare lo stesso: «Purtroppo, nel suo contratto non ha nessun vincolo né per gli ascolti né per la pubblicità. Questo significa che, se la trasmissione chiude perché va male, ha fatto bingo, si piglia il suo stipendio per 4 anni a spese degli italiani». Oltre naturalmente a certificare l’abbaglio preso dai vertici Rai scelti dal leader Pd: di qui l’ariaccia che tirava ieri al Nazareno. Malgrado anche l’Usigrai (il sindacato dei giornalisti dell’azienda) definisca «preoccupanti» i risultati, il direttore generale Mario Orfeo tiene botta: «L’abbraccio di Andrea Camilleri alla famiglia Regeni e l’intervista ai genitori di Giulio a Che Tempo Che Fa sono stati una pagina esemplare e straordinaria di Servizio Pubblico». A sentir Viale Mazzini, i numeri hanno un diritto e un rovescio: bisognerà attendere la fine di novembre – fanno sapere – per stabilire se i conti tornano. Sia i conti degli ascolti sia quelli pubblicitari. Uno però come Paolo Bonaiuti, che ha vissuto per lustri accanto a Berlusconi, non ha dubbi: «Il metro di giudizio di una trasmissione è l’audience, e questa condanna Fazio». A grattar sotto la scorza, salta fuori che il vero problema non è Fazio o non Fazio, ma che la Rai sta andando a picco. «La cosa peggiore di questa cattiva gestione dell’azienda pubblica – insiste Anzaldi – è che una tv con seri problemi come Mediaset sia diventata prima ovunque». Raccontano i bene informati che a toglier sonno ai vertici Rai siano le partenze fallimentari del nuovo programma del sabato sera su Raiuno (Celebration che ha raccolto 2,3milioni di spettatori al debutto) e della ‘Domenica’ delle sorelle Parodi (1,7 milioni di spettatori). Perché? Semplice: erano due appuntamenti della supremazia di Raiuno, due capisaldi della tivù delle famiglie, dunque certi scricchiolii hanno un suono sinistro...
PoliticaFazio flop, destra e grillini all’attacco. Imbarazzo Pd: il contratto è blindato