di Cosimo Rossi
"Belli ciao", non si perita di commentare Matteo Salvini con annessa manina che saluta. E il trasloco di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto dalla tv di Stato a Discovery, sul Nove, ufficializzato ieri, si tramuta in motivo di uno scontro al calor bianco: con le opposizioni letteralmente alla carica, in un susseguirsi di dichiarazioni contro il ministro delle infrastrutture e le intenzioni di epurazione imputate alla maggioranza di governo.
Anche se a onor di cronaca occorre dire che da qualche mese ormai si vociferava con sempre maggior forza del possibile addio alla Rai da parte del conduttore ligure: perlomeno da dopo le elezioni vinte dal centrodestra. Da ieri la notizia è ufficiale: niente più "Che tempo che fa" sulle reti Rai, Fazio e Littizzetto dal prossimo autunno saranno in onda per 4 anni sul Nove, canale digitale terrestre della Warner Bros., dove già si esibisce Maurizio Crozza. Più delle epurazioni, prestabilite o presunte, ha dunque potuto il mercato.
Lui, Fazio, ieri era in diretta come sempre. Poi tra un ospite e l’altro (la scrittrice Erin Doom che svela la sua identità finora segreta e Maurizio Landini), il presentatore non glissa sulla notizia: "Sono in Rai da 40 anni – spiega, ringraziando tutti –. Andiamo avanti tranquilli: non siamo martiri, lavoreremo altrove, non si può essere persone adatte a tutte le stagioni. Io non lo sono".
Finisce dunque l’era dell’enfant prodige savonese nella tv pubblica. Dagli anni d’oro con ’Quelli che... il calcio’, condotto dal 1992 al 2001, ai quattro festival di Sanremo fino a Che tempo che fa, il talk show inaugurato nel 2003 e subito diventato un cult su Rai3, poi spostato su Rai1, quindi su Rai2 e di nuovo su Rai3. Spostamenti frenetici al pari delle polemiche sulle simpatie politiche a sinistra e sui compensi, incagliatesi però sempre sugli ascolti record.
Tra i più assidui critici del conduttore proprio il vicepremier leghista. Un’acredine che ha origini lontane. Quando nel 2019 Salvini era ministro degli Interni del primo governo Conte, ad esempio, Fazio aveva giudicato "prova di disumanità e incoerenza" lo sgombero e la chiusura del Cara di Castelnuovo di Porto, in provincia di Roma. "Il milionario (a carico degli italiani) dice che sono disumano – aveva replicato il r leghista su Twitter –. Più si arricchiscono, più perdono il contatto con la realtà". E poi: "Vengo da te se ti dimezzi lo stipendio", la sua risposta ai ripetuti inviti a partecipare alle trasmissioni da parte di Fazio. L’ultimo tweet intriso di malizia del vicepremier leghista fa letteralmente traboccare il vaso delle reazioni da parte del centrosinistra. "Esultare per la censura di un programma è da poco intelligenti o da autoritari – accusa il Pd Marco Furfaro – Ma spesso le due cose coincidono". Per il dem Peppe Provenzato "un ministro non può parlare così". Il galateo di governo è infatti l’oggetto dei rimproveri più aspri: "Se questo è un ministro della Repubblica", twitta sconsolato il leader di Azione Carlo Calenda. "I social hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli", twitta invece il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni.
Come il giorno precedente sulla visita di Zelensky, anche ieri non si sono associati ai commenti (assai più numerosi e rumorosi che su pace e guerra) la segretaria del Pd Elly Schlein e il leader 5stelle Giuseppe Conte. E, mentre l’Anpi e il verde Angelo Bonelli vedono nel trasloco di Fazio i prodromi di un clima di "epurazione", risponde invece in punta di penna il il vicepresidente Fi del Senato Maurizio Gasparri: "Se Fazio se ne va, la Rai lo sostituisca con qualche ora di silenzio senza trasmissioni. Nessuno è pari a Fazio, nessuno potrebbe sostituirlo". Poi però aggiunge: "La Rai senza Fazio sarà meno faziosa e risparmierà più di qualche milione di euro".