Martedì 4 Febbraio 2025
Elena G. Polidori
Politica

L’ex presidente Pd Orfini: “L’alleanza sta crescendo. Alle urne andiamo uniti”

L’esponente democratico: la proposta di Franceschini non mi convince. “Ma dico sì al proporzionale. I cattolici sono parte fondativa del Partito”

L’ex presidente Pd Matteo Orfini

L’ex presidente Pd Matteo Orfini

Roma, 4 febbraio 2025 – Matteo Orfini, ex presidente Pd, la proposta Franceschini la convince?

“Non più di tanto. È presto. Siamo a metà legislatura e abbiamo ancora tutto il tempo di costruire una proposta di governo credibile, non penso sia il momento di gettare la spugna davanti alle difficoltà a dire ‘pensiamo a un accordo tecnico solo elettorale’ senza una proposta politica complessiva. Segnalo che il centrodestra ha vinto le elezioni rimettendosi insieme un minuto dopo la caduta del governo Draghi: fino al giorno prima Meloni era all’opposizione, Forza Italia al governo. Questo esempio per noi è inaccettabile, ma registro il fatto che due anni e mezzo hanno prodotto un’agenda su cui le opposizioni sono unite, dal salario minimo alla difesa della sanità pubblica, passando per le politiche industriali al no all’autonomia differenziata e alle politiche securitarie del governo, temi su cui abbiamo costruito l’unità. Continuiamo così e nascerà una proposta alternativa”.

All’Italia servirebbe una legge elettorale proporzionale?

“Su questo sono d’accordo con Franceschini, ma né io né lui lo diciamo perché apparirebbe conveniente per il Pd, ma sono le caratteristiche del nostro Paese a volerlo. Il maggioritario ha prodotto un enorme aumento dell’astensione, ma non è un dibattito all’ordine del giorno”.

La destra sfonda in comunicazione, la sinistra appena si sente. Sbagliate qualcosa?

“Stiamo facendo la nostra battaglia di opposizione, ma stiamo cercando di ricostruire un rapporto forte con una parte del Paese che non credeva più alla politica e alla sinistra e questo è il grande merito di Elly Schlein, detto da uno che ha votato Bonaccini. Devo dire che quando si vota la strategia funziona, abbiamo strappato due regioni e molti comuni, alle Europee abbiamo guadagnato in voti assoluti, sta funzionando. Non sento grande preoccupazione, né di correggere la rotta. Se su alcuni temi siamo chiaramente percepibili, su altre questioni dobbiamo fare un lavoro analogo per una proposta complessiva che convinca. Abbiamo la nostra agenda, e su questo cerchiamo di costruire relazioni con la società e le altre forze politiche”.

E questo tentativo di costruzione della Margherita 2.0?

“Si muovono tante cose, anche diverse tra loro, ma quella cultura politica, il cattolicesimo democratico, è una cultura fondativa del Pd. Uno dei fondatori di quella cultura è Pietro Scoppola, uno dei saggi che a Orvieto definirono la base culturale del Pd, quindi non riesco a concepire il Pd senza il protagonismo di quella cultura politica e lo dico venendo da un’altra storia. Io stimo moltissimo Ruffini, ma non lo vedo alternativo, per ciò che pensa e per la cultura politica che esprime. Lo vedo, invece, perfettamente dentro questo filone costitutivo e fondativo del Pd. Cosa diversa è il mondo liberale che in questi anni Renzi e Calenda hanno provato a rappresentare, ma che avrebbe senso trovasse una forma meno litigiosa di organizzazione”.

Qual è, a suo parere, il punto debole di Giorgia Meloni, su cui il Pd può insinuarsi?

“La drammatica questione sociale. Anche questo insistere sui magistrati e l’Albania sono questioni che sviano l’attenzione dalla crisi che c’è nel Paese. I dati raccontano di persone che vivono sotto la soglia di povertà e i tagli ai servizi nella legge di bilancio non hanno aiutato. Queste persone, a cui Meloni aveva promesso mari e monti, oggi si stanno rendendo conto che tutte quelle promesse sono state tradite e che si preferisce correre dietro ai miliardari stranieri alla Elon Musk piuttosto che occuparsi dei pensionati italiani. Questo è il vero terreno di difficoltà, c’è un’enorme fatica che inizia a emergere. Le sconfitte elettorali che stanno accumulando lo dimostrano e la percezione di un fallimento della destra al governo inizia a diffondersi nel Paese”.