Lunedì 24 Marzo 2025
MARIO BENEDETTO
Politica

L’Europa in cerca di un ruolo. “È necessario unirsi di più”

Darnis (Luiss): “I processi d’integrazione progrediscono in occasione delle crisi. Macron ha un mandato forte sulla politica estera: altri presidenti avrebbero fatto lo stesso”

L’Europa in cerca di un ruolo. “È necessario unirsi di più”

​​​​Roma, 23 marzo 2025 – Nell’attuale scenario geopolitico l’Europa è chiamata a un importante sforzo diplomatico, che passa da una convergenza interna necessaria sui grandi temi, dall’economia alla difesa. Con quali prospettive rispetto all’attivismo di Stati Uniti e Cina? Ne abbiamo parlato con Jean Pierre Darnis, professore di Relazioni internazionali all’Università Luiss Guido Carli e all’Università della Costa Azzurra.

Professore, l’Europa deve riorganizzarsi?

“I processi d’integrazione progrediscono in occasione delle crisi. Il ripiego degli Stati Uniti su loro stessi, anche con il ricorso ai dazi, può creare un danno globale ma anche al loro interno. Genera instabilità davanti alla quale bisogna compattarsi. In Italia parlava chiaro già l’agenda Draghi su competitività e mercato: davanti ai possibili problemi che intravediamo, come Europa, dobbiamo riformarci e unirci di più”.

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Jean Pierre Darnis, professore di Relazioni internazionali all’Università Luiss Guido Carli e all’Università della Costa Azzurra

Quale deve essere l’atteggiamento europeo a livello economico e diplomatico?

“Proteggere i mercati. Siamo un continente plurale, complicato, ma la nostra convergenza è forte come ha dimostrato l’ultimo Consiglio Europeo. L’Europa cura interessi diffusi, il che attrae anche altri Paesi come Canada, Australia, anche il Mercosur, che punta ad accordi con noi per compensare le criticità del mercato nord americano. Sino al caso del Regno Unito, con cui stiamo recuperando un importante dialogo”.

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Come considera l’attivismo di Starmer?

“ In questi momenti duri a livello internazionale il Regno Unito dimostra di tenere alla democrazia e intrattiene un dialogo più stretto con l’Europa di cui è partner militare strategico, oltre che membro della Nato, potenza nucleare. Torna a galla la vicinanza alle socialdemocrazie europee”.

E la Francia? Macron appare politicamente debole.

“Macron ha un forte mandato su politica estera e difesa, rispetto ai quali la posizione francese sarebbe stata la stessa anche con altri presidenti, è nel suo dna. Ma la posizione più interessante è quella tedesca”.

Per quali ragioni?

“La Germania è uscita dal periodo elettorale con una coalizione decisa sulle spese militari. È alleata transatlantica storicamente fedelissima, più della Francia che ha manifestato distanze sui temi della difesa, come ad esempio al tempo di De Gaulle. Dunque le divergenze attuali della Germania con il partner statunitense fanno riflettere”.

È realistica un’adesione della Cina ai ‘volenterosi’?

“Difficile. Questa inaffidabilità degli Usa disturba la Cina, che detiene oltre 800 miliardi di debito pubblico americano e potrebbe pensare a una revisione dei tassi d’interesse. Con l’Europa, però, restano distanze sui principi democratici basilari. La Cina potrebbe partecipare a una missione delle Nazioni Unite, ma è diverso da una coalizione. In fase di avvicinamento c’è la Turchia”.

I turchi possono intensificare il dialogo con l’Europa?

“Sì, anche in termini militari. I turchi hanno un esercito di 400mila uomini e una storica opposizione alla Russia”.