Sabato 22 Febbraio 2025
BRUNO MIRANTE
Politica

Ppe, in un videomessaggio l’endorsement di Aznar a Tajani

Si tiene a Pietralcina l'evento di Forza Italia ‘Le radici cristiane, il futuro per l’Europa’. L’ex premier spagnolo e la sua amicizia con Berlusconi. Le confidenze prima di entrare in politica, l’alleanza e le battaglie comuni

José Marìa Aznar e Antonio Tajani

José Marìa Aznar e Antonio Tajani

Roma, 22 febbraio 2025 – A fine aprile a Valencia è in programma il congresso del partito popolare europeo, con Antonio Tajani di Forza Italia che si ricandiderà alla vicepresidenza. A favore del leader del partito fondato da Berlusconi, è giunto un endorsement importante che si colloca in continuità con il recente passato nei rapporti tra popolari europei e che rinsalda il legame tra il centrodestra italiano e quello spagnolo. Ad augurare ogni successo "al mio amico Antonio Tajani", è stato l'ex premier spagnolo José María Aznar. "Gli mando un forte abbraccio, e sono certo che Forza Italia - ha rilevato - è in ottime mani con la sua leadership". L'ex premier - che è stato amico personale di Silvio Berlusconi - ha voluto inviare "un saluto speciale a tutti i miei amici di Forza Italia e augurarvi tanto successo in questo momento e tanto successo in futuro, specialmente in questi momenti in cui nel mondo stiamo vivendo cambiamenti così importanti, un cambio di epoca a una velocità straordinariamente vertiginosa", ha dichiarato Aznar in un videomessaggio inviato all'evento di FI "Le radici cristiane, il futuro dell'Europa", in programma sabato 22 febbraio a Pietrelcina in provincia di Benevento, uno degli appuntamenti organizzati dal partito nel percorso di avvicinamento al congresso del Partito popolare europeo. "Abbiamo bisogno di partiti solidi, partiti seri, partiti con una storia, come nel caso di Forza Italia. Ricordo molto bene le numerose cose che abbiamo potuto fare insieme a Forza Italia e spero che potremo continuare a farle insieme in futuro, soprattutto con il mio amico Antonio Tajani", ha rimarcato l'ex premier spagnolo.

L'amicizia con Berlusconi: "Gli sconsigliai di entrare in politica"

José Maria Aznar e Silvio Berlusconi sono stati primi ministri di Spagna e Italia più o meno negli stessi anni. Ma sono stati anche amici: vacanze assieme a Villa Certosa, Silvio testimone di nozze di una figlia di Aznar. Un amicizia iniziata nel 1993 quando Berlusconi era in procinto di "scendere in campo". Aznar, tre anni prima aveva ottenuto la guida del del Partido Popular. Come ha dichiarato in diverse interviste, Berlusconi da imprenditore di successo gli manifestò l'intenzione di entrare in politica. “Lo ricevetti - ha raccontato Aznar al Corriere della Sera - e lui mi disse subito: ‘Voglio fare politica’. Ero perplesso, cercai di capirne le ragioni e, in sostanza, di scoraggiarlo. "Chi te lo fa fare? Prendere voti non è come fare affari". E’ evidente che non riuscii a convincerlo. Berlusconi non fu mai un politico convenzionale, come me, come tutti quelli che fanno politica da quando hanno 16 o 25 anni, perché sa cosa mi rispose Berlusconi prima di andarsene? "Io ho sempre avuto successo. In tutto quel che ho fatto".

L'Iraq, l'ingresso di Fi nel Ppe e il Trattato costituzionale europeo

Tra le battaglie comuni che Aznar e Berlusconi hanno condotto negli anni figura anzitutto la prima guerra contro Saddam Hussein nel 2003. "Entrambi avevamo capito - ha spiegato l'ex premier spagnolo in un’intervista al Corriere della sera - che dopo gli attentati islamisti dell’11 settembre 2001 gli Usa si sentivano sotto minaccia e avevano bisogno di capire che l’Alleanza Atlantica fosse ancora vitale e l’Europa il più possibile coesa. Ci siamo in gran parte riusciti". Poi il tentativo riuscito di far entrare Forza Italia nel gruppo dei popolari europei. "Serviva a Silvio e serviva a me. In un momento specifico della vita d’Italia, Berlusconi incarnò la grande tradizione del centrodestra italiano e il suo rinnovamento". Nel 2003 inoltre si scrisse il Trattato Costituzionale europeo che avrebbe dovuto sostituire il Trattato di Nizza. “La mia Spagna temeva che alcune prerogative presenti nella carta di Nizza si perdessero nella nuova Costituzione e Silvio assicurò che l’Italia ‘non avrebbe mai fatto nulla contro la Spagna’. E mantenne la parola”.