Martedì 16 Luglio 2024
ELENA G. POLIDORI
Politica

Strage di donne, Emma Bonino: "È tempo che gli uomini non stiano più a guardare. Scendano loro in piazza"

La storica esponente radicale: serve una manifestazione dei maschi per i maschi. "La violenza attraversa tutti gli strati sociali, è trasversale. Ma non servono nuove leggi".

Roma, 22 novembre 2023 – Emma Bonino, che cosa si intende, a suo parere per ’educazione affettiva’, soprattutto applicata alle scuole?

"Mah, in verità io l’educazione affettiva non so bene che sia. Una cosa è il rispetto per l’altro, chiunque esso sia, ma penso che chi dovrà agire, in questo senso, ci spiegherà prima o poi che cosa si intende".

Emma Bonino, 75 anni, storica esponente radicale e figura di spicco del femminismo italiano
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E, invece, esiste ancora il patriarcato e la cultura legata alla superiorità del maschio?

"Io non la chiamerei ’patriarcato’, io la chiamo solo supremazia del maschio che è una cultura persistente secondo la quale le donne in generale sono vittime di qualcuno o comunque proprietà di qualcuno. Negli anni ’70, quando le femministe gridavano ’io sono mia’, non capivo esattamente che cosa volessero dire, poi l’ho capito, molto dopo l’ho capito. Diciamo che la donna, in generale, è sempre della famiglia, della tribù, della Chiesa, insomma, deve appartenere a qualcuno, non è mai sua. Ma quando ci prova a essere ’solo sua’, l’universo maschile in generale non lo accetta. Mai. È un problema di controllo e di possesso".

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"Io non so analizzarlo perché non sono un sociologo. Ma vediamo che questo tipo di violenza dei maschi verso le donne attraversa tutti gli strati sociali. Molti sono ’bravi ragazzi di famiglie perbene’. Insomma è un fenomeno trasversale, ma anche per questo ho molta compassione per la famiglia di Giulia e altrettanta per quella di Filippo. In modi diversi entrambe famiglie distrutte dove adesso partiranno le colpevolizzazioni in un sistema che si avviluppa su se stesso e dove difficilmente se ne uscirà".

Da politica e osservatrice attenta del sociale, questi fenomeni ci sono sempre stati, solo non se ne parlava, oppure è successo qualcosa negli ultimi anni?

"Non lo so, so solo che oggi sono aumentate le denunce. E mentre prima le donne non denunciavano per non disonorare la famiglia oppure perché si vergognavano (e sono tutti stereotipi) ora invece lo fanno. Ma allo stesso tempo resta infrangibile l’altro stereotipo, quello maschile, per cui una che finisce ’male’, ’se l’è cercata’, ’era ubriaca’, ’aveva la gonna troppo corta’. Ecco, io credo che questo ultimo stereotipo vada rotto".

Come?

"Ho lanciato questa suggestione di una manifestazione di maschi per i maschi, di assunzione collettiva di responsabilità, e ora si cominciano a formare delle crepe, forse troppo tardi o forse troppo poco, ma sta di fatto che si comincia a riflettere sul fatto, evidentissimo, che le vittime sono quasi tutte femmine e i carnefici sono quasi tutti maschi, cosa che fino a oggi per lo più si erano rifiutati di vedere e accettare".

E allora l’idea del ministro dell’Istruzione Valditara, di inserire nelle scuole l’ora di ‘affettività’ forse un senso ce l’ha...

"Credo che prima di tutto vadano formati i formatori, che non sempre sono adatti alla necessità del momento e spesso confondono l’educazione sentimentale con quella sessuale, che invece sono due cose ben diverse: un conto è spiegare che cos’è un’uretra o una tuba (e va benissimo perché è importante conoscere il proprio corpo), ma la questione della sfera affettiva è altro rispetto a quello di cui stiamo parlando".

Che cosa può fare concretamente il governo per arginare il dilagare di violenza contro le donne?

"Penso sia molto importante che non venga inventato l’ennesimo reato; in fondo la legge per combattere il femminicidio c’è e pure quella contro lo stalking, anche se quest’ultima non è molto applicata. Per quanto riguarda la scuola si potrebbe riprendere la vecchia educazione civica, ovviamente aggiornata, che insegni a rispettare il ’diverso’ da noi, chiunque sia. Potrebbe contrastare anche il dilagante bullismo nelle scuole".

C’è una responsabilità genitoriale, in particolare delle madri, nella crescita di giovani uomini narcisi che non riescono a rispettare l’altra?

"Non criminalizzerei le famiglie, anche perché oggi, a differenza di ieri, i ragazzi crescono in un mondo pieno di stimoli, a partire dai social, e ciò ovviamente li fa crescere in modo più difficile da controllare rispetto a ieri".

Come cambiare registro?

"L’idea che gli uomini comincino a prendersi la pubblica responsabilità del cambiamento è l’unico modo per ’bucare’ gli stereotipi. Fino a oggi una parte dei protagonisti di questa tragedia quotidiana è stata a guardare, è il momento di tirarli dentro. L’idea di una manifestazione pubblica non ha avuto, fino a ora, un grande successo, ma io ci credo e non ho alcuna intenzione di darmi per vinta".

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