Roma, 13 marzo 2024 – È caos nel governo (e guerra con le opposizioni) dopo che la Lega ha presentato un emendamento al decreto elezioni che prevede la possibilità per i sindaci di essere eletti al primo turno se si supera il 40% dei voti, quindi di fatto uno stop ai ballottaggi.
L’emendamento, su invito del governo, è stato ritirato dal partito di Salvini che lo trasforma in un ordine del giorno al decreto elezioni. Lo ha annunciato in aula il capogruppo Massimiliano Romeo. “Su questo tema – ha detto – possiamo comprendere che a due mesi dal voto sarebbe non corretto, quindi ci può stare. Per noi era importante porre la questione”.
Un altro stop al leader della Lega arriva anche sulla proposta di terzo mandato per i governatori, bocciata dal Senato.
L’emendamento sui ballottaggi
“E' proclamato eletto sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti validi, a condizione che abbia conseguito almeno il 40% dei voti validi”. È questo il cuore dell'emendamento che è stato presentato dalla Lega nel corso dell'esame in Aula al Senato, prima di essere ritirato.
Una proposta che non era stata prima presentata e discussa in commissione e che quindi ha colto di sorpresa le opposizioni che hanno parlato di 'attacco alla democrazia’ e di 'colpo di mano’.
La proposta, che fa riferimento al testo unico sugli Enti locali, riguarda i comuni con una popolazione superiore ai 15mila abitanti, dove ora un candidato sindaco per essere eletto al primo turno dovrebbe avere il 50% + 1 dei voti.
Romeo: “Abrogazione dei ballottaggi aiuta il campo largo”
"So che questo emendamento ha creato subbuglio nell'opposizione, però faccio notare che (abbassare la soglia per il ballottaggio al 40%, ndr) aiuta le aggregazioni, quindi aiuta il campo largo. Non dovreste essere sfavorevoli. La prossima volta lo terremo fino alla fine e lo metteremo ai voti”, ha commentato Romeo.
Cosa c’è scritto nell’emendamento della Lega
Secondo l'emendamento “è proclamato eletto sindaco il candidato che abbia conseguito il maggior numero di voti validi. In caso di parità di voti, è proclamato eletto sindaco il candidato collegato con la lista o con il gruppo di liste per l'elezione del consiglio comunale che ha conseguito la maggiore cifra elettorale complessiva. A parità di cifra elettorale, è proclamato eletto sindaco il candidato più anziano di età”.
È la terza volta che il centrodestra propone questa norma.
Nel marzo 2023 fu Forza Italia a presentare un emendamento, sempre in commissione Affari costituzionali al Senato, ad una leggina sulla raccolta delle firme nei piccoli Comuni. Dopo qualche settimane, la proposta è stata inserita dalla relatrice della Lega Dasy Pirovano nel testo unificato sull'elezione diretta delle province. Nell'aprile successivo era stato il ministro degli Affari Regionali Roberto Calderoli a chiedere il superamento del ballottaggio, introdotto 31 anni fa, nel 1993, e mai modificato.
Balboni (FdI): “Non inserirlo ora”
“Pur essendo d'accordo anticipo ai colleghi che la mia richiesta è di ritiro”, ha detto il relatore del dl elezioni, Alberto Balboni (FdI) ai colleghi della Lega.
"Sono d'accordo nel merito, è un sistema che ha la sua dignità - aggiunge Balboni - ma non vedo l'opportunità di inserirlo in questo momento. Cambia le regole in vigore, avrebbe avuto bisogno di maggior confronto. Un tema così importante andava affrontato con ben altro metodo”.
Ira delle opposizioni
"Un nuovo attacco alle regole della democrazia da parte della Lega. D'altra parte per chi considera la democrazia un optional, l'astensionismo crescente non è un problema”, afferma la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S e capogruppo in commissione Affari Costituzionali.
"La Lega si fermi, il blitz sulla cancellazione dei ballottaggi a tre mesi dal voto è uno sfregio alle più basilari regole democratiche", tuona la segretaria del Pd Elly Schlein.
Anci: prima sentire i Comuni
“Noi non crediamo che uno stravolgimento della legge sull'elezione diretta dei sindaci possa essere ipotizzato senza interpellare i comuni, come invece è accaduto per altri provvedimenti nella logica della leale collaborazione tra istituzioni”, è la critica del presidente dell'Anci Antonio Decaro.
No del Senato al terzo mandato
Un altro colpo a Salvini arriva anche sul terzo mandato dei governatori delle Regioni, emendamento della Lega bocciato dal Senato che chiedeva di innalzare da due a tre il limite dei mandati dei governatori. I sì sono stati 26, i no 112 e gli astenuti 3. Il relatore Alberto Balboni (Fdi) aveva espresso parere contrario, mentre il governo, con la sottosegretaria Wanda Ferro, si era rimessa all'Aula.
Erano due gli emendamenti che proponevano il terzo mandato per i governatori, uno della Lega e uno di Iv, che sono stati tuttavia votati in un unico scrutinio, essendo quasi identici. In favore hanno dunque votato Lega e Iv, contro FdI, FI, Pd, M5s e Avs, mentre la Svp si è astenuta.