Se la libertà, uno dei campi di battaglia del XXI secolo, è così importante, qual è il prezzo da pagare per essa? Perché i principi del liberalismo possono essere utili oggi e domani? Ma che cos’è davvero il liberalismo? Qual è il suo rapporto con lo Stato, con il mercato, con la democrazia? O con la felicità e la realizzazione personale? In una società sempre più multietnica, come si declina il valore liberale della tolleranza? E nel mondo multipolare di oggi, come possiamo dare forza ai valori del libero scambio e del cosmopolitismo? Siamo da sempre abituati a leggere non solo la politica, ma anche la storia delle idee in generale attraverso scontri di pensiero intrecciati a vicende personali che definiscono il campo della discussione pubblica, tanto quanto fa la lotta politica fra destra e sinistra. Ma mentre l’arma del duello politico è la sciabola, quella del duello intellettuale è il fioretto. E sul tema della libertà e del liberalismo si sfidano in un duello intellettuale i professori Alberto Mingardi ed Emanuele Felice, autori del libro Libertà contro libertà, di cui pubblichiamo due interventi a confronto.
Roma, 23 settembre 2024 – Nelle liberal-democrazie sempre meno persone vanno alle urne e, fra queste, sempre più votano per forze antisistema che si richiamano esplicitamente a modelli autoritari; la stessa libertà di stampa, e prima ancora di informazione, è indebolita, mentre la politica appare succube dei poteri economici e mediatici. Minate al loro interno, le nostre liberal-democrazie devono peraltro affrontare gravi e inedite sfide, dall’aspra contesa con i regimi autoritari alla questione climatica.
Diversi fattori contribuiscono all’attuale crisi del liberalismo ma uno, decisivo, è l’aumento delle diseguaglianze interno alle nostre società (secondo uno studio della Banca Mondiale stiamo ormai tornando ai livelli precedenti la Prima guerra mondiale) e la rottura dell’ascensore sociale, con un’élite privilegiata sempre più separata dalla stragrande maggioranza dei cittadini, disillusi e impotenti. In buona parte, quest’esito si deve alle politiche neo-liberali degli ultimi quarant’anni – su tutte la liberalizzazione della finanza, lo svilimento del lavoro e l’indebolimento del welfare state – che hanno consentito ad alcuni poteri economici di crescere a dismisura a detrimento dei diritti politici e civili, di quelli sociali, dell’ambiente. Insomma, il neo-liberismo sta trascinando nella fossa il liberalismo e, con esso, la nostra libertà e i nostri diritti.
Ma della libertà e dei diritti noi abbiamo drammaticamente bisogno, ancor più nell’incerto e critico mondo di oggi. Per risollevarsi, il liberalismo deve ritrovare i motivi di incontro con il pensiero socialista ed ecologista: motivi ben presenti nella sua storia, a partire dal ruolo del pensiero critico, e scientifico, e dall’idea dei diritti come limite al potere (ora anche economico). In concreto, questo vuol dire, soprattutto, che la politica democratica deve tornare a guidare l’economia e lo sviluppo tecnologico – con incentivi, regole, imprese pubbliche – orientandolo alla redistribuzione delle risorse, delle conoscenze, delle capacità; e tutelando così la libertà reale, non solo teorica, di ogni persona.
Emanuele Felice, professore ordinario di Storia economica all’Università IULM di Milano, ex responsabile Economia del Partito democratico