ROMA, 10 APRILE 2016 - Avvocato Raggi, il Movimento 5 stelle è il primo partito a Roma e per lei si aprono già le porte del ballottaggio. Come pensa di convincere i romani a votarla? «Non sono io che devo convincere i romani, sono i romani che si devono convincere di dover mettersi alle spalle quanto di male è stato fatto dai vecchi partiti negli ultimi vent’anni. Oggi abbiamo la possibilità di ricominciare e mi auguro che i cittadini lo abbiano compreso».
Se dovesse diventare sindaco si troverebbe a dover affrontare subito il pesante debito della Capitale. Cosa pensa di fare? Aprirà una trattativa con il governo per cercare di ristrutturare questa ‘voragine’ economica? «Il debito di Roma è una mostruosità creata dalle gestioni “allegre” delle precedenti amministrazioni capitoline. Da Rutelli, passando per Veltroni e arrivando ad Alemanno: ognuno di loro ha contribuito a indebitare la città. Eppure ci guardiamo attorno, oggi, e Roma dispone di servizi indecorosi. Sicuramente il debito di Roma interessa anche il governo centrale, visto che stiamo parlando della capitale d’Italia. E il dialogo è una prerogativa imprescindibile. Sarebbe anche interessante riuscire a far ripagare una parte di questo debito a chi l’ha creato».
Ha pensato alla possibilità che Renzi non voglia aiutare Roma solo per mettere in difficoltà un eventuale sindaco a 5 stelle? «Non l’ho pensato io, ma lo ha lasciato intendere lo stesso Giachetti. In ogni caso mi auguro che, nonostante non sia mai stato eletto, Renzi si ricordi quel che c’è scritto in Costituzione, ovvero che come premier è premier di tutto il Paese e non solo di chi vota Pd».
Si dice spesso che per governare Roma serve una squadra di persone molto competenti. Ha già in testa qualche nome? «Stiamo valutando figure di alta caratura professionale. Ci sono dei nomi, ci sono stati dei contatti, degli incontri, è un processo in evoluzione, ma sarebbe prematuro in questa fase entrare nei dettagli. Sarà mio interesse presentare almeno una parte della squadra prima delle urne».
Quali sono le emergenze da affrontare subito? «Le emergenze sono diverse, le priorità ce le hanno dettate i romani nel nostro programma partecipato: mi riferisco ai trasporti, ai rifiuti, alla trasparenza. Poi ci sono emergenze autoindotte, come l’emergenza rom o l’emergenza migranti. Autoindotta dal business che i partiti avevano costruito per speculare alle spalle della collettività. E l’emergenza appalti. Lo dicono le carte della procura di Roma, non solo il M5S».
Il Movimento si gioca molto su Roma, anche in prospettiva nazionale. Sente il peso di questa responsabilità? Grillo ha detto che se lei non vince, lui si da fuoco... «Sento di avere una responsabilità, ovviamente, ma la stessa responsabilità questa volta ce l’hanno anche i romani. È la nostra opportunità per dare una svolta, non possiamo più perderla».
Si dice che il Movimento non sia così granitico sul fronte romano, si parla di dissapori tra Roberta Lombardi e Alessandro Di Battista. Questa situazione potrebbe non aiutarla... «Nessun dissapore. Siamo compatti e uniti, vogliamo vincere».
A Roma c’è l’emergenza buche, ma non ci sono i soldi per gli appalti. Come pensa di risolvere? «È il caso di dirlo che valuteremo ogni strada, ma iniziamo col dire che se i soldi c’erano per le mazzette, immagino che eliminare questi “sprechi” farà addirittura aumentare le risorse disponibili. Sento sempre dire che non ci sono i fondi, il punto è come vengono utilizzati».
Sullo scandalo affittopoli, proseguirà il lavoro avviato da Tronca? Come indente muoversi? «Diciamo che riprenderemo il nostro lavoro e lo porteremo a regime, visto che Tronca ha operato su uno studio elaborato proprio dai 5 Stelle e che include non solo affittopoli, ma molte altre possibili voci di spese inutili o entrate mancate dove poter far cassa. Abbiamo stimato uno spreco di 1,2 miliardi ogni anno. Iniziamo abbattendo gli sprechi e i soldi si trovano, eccome».
Dicono che quando arriverà in Campidoglio, farà una ‘rivoluzione’ interna all’organizzazione del comune. Cosa pensa di fare? «Riorganizzerò gli uffici in termini di efficienza, eliminando, ad esempio, le doppie poltrone. Non serve una rivoluzione, serve finalmente un po’ di normalità».