Giovedì 26 Settembre 2024

Abruzzo, Basilicata, Piemonte e Umbria: le prossime elezioni regionali nel 2024

Dopo la Sardegna, tra la primavera e l’autunno si voterà in altre regioni. Il centrodestra ha trovato l’accordo sui candidati, il centrosinistra è ancora diviso (ma già il 10 marzo ripresenta il campo largo)

Roma, 29 febbraio 2024 – Il voto regionale in Sardegna, con la vittoria della prima governatrice targata Movimento 5 Stelle, Alessandra Todde sostenuta anche dal Pd, rimescola le carte e le strategie dei partiti in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. Da qui all’autunno altre quattro regioni andranno al voto: le uniche certezze sono nel campo del centrodestra, che ricandida i presidenti uscenti dopo l’accordo raggiunto in extremis anche per effetto della sconfitta sarda, mentre il centrosinistra si presenta nella formula del “campo largo” solo in Abruzzo e invece nelle altre regioni non ha ancora trovato la sintesi neanche sulle candidatura. Ma andiamo con ordine e vediamo nel dettaglio.

Alessandra Todde, vincitrice delle elezioni in Sardegna (Ansa)
Alessandra Todde, vincitrice delle elezioni in Sardegna (Ansa)

Abruzzo

La data da segnare è il 10 marzo. La sfida è chiara e definita: centrodestra unito contro centrosinistra unito, anzi forse di più. Cinque anni fa Marco Marsilio, romano di nascita, diventò il primo presidente di Regione in quota Fratelli d’Italia. Ora ci riprova, sostenuto ancora da tutta la coalizione di centrodestra: FdI, Lega, Forza Italia, Udc, Noi Moderati più la lista civica che porta il suo nome. Il centrosinistra, da parte sua, vuole cavalcare l’onda dell’entusiasmo che arriva dal risultato sardo e si presenta, forse per la prima volta, davvero unito: il candidato civico Luciano D’Amico, ex rettore dell’Università di Teramo, ha convinto tutti, dal Pd al M5s, da Alleanza Verdi-Sinistra ad Azione di Calenda, da Italia viva di Renzi al Psi. Sfida secca tra i due, ma con un dettaglio per niente trascurabile: in Abruzzo non è consentito il voto disgiunto, che invece in Sardegna ha fatto la differenza. 

Abruzzo, Marco Marsilio e Luciano D'Amico (Ansa)
Abruzzo, Marco Marsilio e Luciano D'Amico (Ansa)

Basilicata

Sulla ricandidatura dell’uscente Vito Bardi, il centrodestra ha rischiato una delle tante spaccature in ambito elettorale. La riconferma dell’esponente di Forza Italia aveva sollevato i dubbi soprattutto in area Lega, ma il risultato in Sardegna ha accelerato la decisione. Dunque il 21 e 22 aprile, gli elettori lucani troveranno ancora una volta sulla scheda il nome dell’ex generale della Guardia di Finanza, appoggiato da tutto il centrodestra. Dall’altra parte, invece, le acque sono agitate: l’ex ministro Roberto Speranza, uomo forte del Pd in Regione, ha proposto Angelo Chiorazzo, re delle coop bianche, ma il nome non piace ai 5 Stelle e a parte del centro. Anche il Pd ha qualche dubbio e c’è chi vorrebbe convincere lo stesso Speranza: l’ex premier Giuseppe Conte difficilmente potrebbe dire di no a un suo ex ministro, ma è proprio il diretto interessato a essersi reso indisponibile. Il campo largo, in una terra tradizionalmente amica, è solo un’utopia, al momento.

Vito Bardi (Ansa)
Vito Bardi (Ansa)

Piemonte

Alberto Cirio, anche lui di Forza Italia, ha strappato il sì della coalizione alla ricandidatura. Cinque anni fa sconfisse Sergio Chiamparino, invece i prossimi 8 e 9 giugno (data dell’election day con le Europee) non sa ancora chi dovrà sfidare. In una delle regioni storicamente culla del Movimento 5 Stelle, qui rappresentato dall’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, Pd e M5s non sono ancora riusciti a trovare un accordo. Troppe le divergenze sui temi, dalla Tav alla sanità, ma troppe anche le ruggini tra i partiti e i loro esponenti. L’intesa trovata in Sardegna sulla pentastellata Todde avrebbe potuto significare la scelta di un dem per il Piemonte, ma tutto è saltato presto. Ora dentro il Movimento c’è chi anzi auspica alleanze con l’ultra-sinistra e accusa il Pd di "continuità con la giunta Cirio”. Schlein e Conte parlano di "dialogo aperto”, ma la situazione è in stallo. E Cirio può ufficialmente aprire la campagna elettorale.

Alberto Cirio (Ansa)
Alberto Cirio (Ansa)

Umbria

Di sicuro c’è solo che la leghista Donatella Tesei, eletta cinque anni fa dopo gli scandali che travolsero la giunta di centrosinistra sarà ricandidata. Per il resto, manca ancora la data, tra ottobre e novembre. Così come manca il nome di un ipotetico campo largo. Perché nel frattempo, a giugno, ci saranno infatti le elezioni comunali in 62 amministrazioni su 92 della regione: i risultati potrebbero rimescolare le carte e riaprire i giochi. Nel capoluogo Perugia, ad esempio, il campo è già larghissimo, con anche Azione e parte di Iv a sostegno della candidata civica di centrosinistra Vittoria Ferdinandi. Per quanto riguarda la Regione, tuttavia, l’area progressista non ha ancora chiarito le sue stesse regole d’ingaggio: candidato civico o politico? Tra i politici, si parla dei dem Walter Verini o Anna Ascani o Marina Sereni. Ma se le comunali faranno registrare buoni risultati della società civile, la scelta potrebbe ricadere su un civico: in pole, dicono molti, potrebbe esserci Stefania Proietti, sì sindaca di Assisi, ma espressione del civismo e del mondo delle professioni.

Donatella Tesei (Ansa)
Donatella Tesei (Ansa)

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