Giovedì 21 Novembre 2024
COSIMO ROSSI
Politica

Elezioni regionali 2024. Rush finale per la Liguria. Ma si guarda già al 2025

Domenica 27 e lunedì 28 si vota per il successore del dimissionario Toti. Poi toccherà a Emilia-Romagna e Umbria. I rebus Veneto e Campania.

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Elezioni regionali Liguria, si cerca il successore di Toti dimessosi da presidente dopo le inchieste sulla corruzione in Regione

Genova, 22 ottobre 2024 – Dal ventilato 3 a 0 al pericolo dell’1 a 2. Aria malsicura e si fanno gli scongiuri al Nazareno in vista della tornata autunnale di elezioni regionali, che inizia domenica 27 e lunedì 28 col voto in Liguria e prosegue il 17 e 18 ottobre con Umbria e Emilia-Romagna: unico risultato di origine controllata e garantita, anzi scontata, a favore del centrosinistra e del Pd in particolare.

Una partita ben più rilevante e dirimente delle Europee per il Partito democratico di Elly Schlein. Perché le regionali sono sempre il viatico principale delle alleanze e del voto politico. E per l’importanza dei potentati e le conventicole locali su cui si fonda ormai il radicamento dei maggiori partiti politici tradizionali: dal Pd a Fratelli d’Italia, dalla Lega a Forza Italia. Tanto è vero che il turno dell’autunno 2024 è probabilmente destinato a fornire importanti indicazioni in vista delle successive regionali del 2025: dal Veneto, conteso nel centrodestra; a Campania e Puglia, dove la signoria dei governatori Vincenzo De Luca e Michele Emiliano agita il Pd e il campo “stanco“ anziché largo; alla Toscana, dove le titubanze sulla riconferma del governatore Eugenio Giani non hanno in realtà alternative che non sanciscano "un insensato certificato di malgoverno", come osserva un dirigente dem di lungo corso.

"I sondaggi veri non sono lusinghieri, anche se la partita è assolutamente aperta", ammettono le stesse fonti dem riguardo al voto in Liguria. Dallo staff del candidato Andrea Orlando si fanno professioni di ottimismo alla luce delle "piazze piene" fino a tarda sera dalla costa all’entroterra. Ma le piazze piene di chi è già risoluto non bastano mai a determinare l’esito del voto. Il sindaco di Genova e candidato governatore del centrodestra, Marco Bucci, e il vicepremier e leader azzurro, Antonio Tajani, diramano infatti professioni di ottimismo. Fatto sta che saranno come sempre gli indecisi che scelgono in cabina a determinare il risultato.

Inutile rilevare che l’esito del voto ligure si ripercuoterà anche su quello umbro – in Emilia-Romagna non c’è partita – e sui rapporti di colazione. Le dispute interne al centrosinistra hanno infatti lasciato fuori dall’alleanza regionale Italia viva: che del resto sostiene la giunta Bucci ed è affatto più contigua al centrodestra che al centrosinistra; anche se in alcune realtà locali, come Savona, è più legata a Orlando. Sta di fatto che, in caso di sconfitta di Orlando, Matteo Renzi potrebbe provare a rivendicare il proprio, mancato e forse millantato, apporto determinante.

Sta di fatto che il voto ligure di domenica e lunedì può condizionare anche la tornata successiva. È questo l’assillo dem: dove scalpitano per tornare da Bruxelles ai governi regionali il pugliese Antonio Decaro, il marchigiano Matteo Ricci e – più invano – il toscano Dario Nardella. Una vittoria in Liguria potrebbe preludere al tre a zero, mentre una sconfitta potrebbe indurre all’uno a due, visto che anche in Umbria in sondaggi sono in bilico. O un successo o una débâcle insomma.

In caso di vittoria di Bucci, il centrodestra potrebbe riscuotere la scelta del candidato civico, sebbene condivisa dai partiti di maggioranza per evitare di assumersi la responsabilità della sconfitta. La questione si rifletterebbe sicuramente sul Veneto, dove la successione a Luca Zaia è contesa da tutti e tre gli alleati di governo, col partito della premier che rivendica la Regione a scapito della Lega, col governatore uscente che vuole e può avere parola in causa su tutto lo schieramento e Forza Italia che può schierare l’ex leghista Flavio Tosi.