Roma, 2 maggio 2024 – Da Carlo Calenda a Michele Santoro, da Matteo Renzi a Emma Bonino, da Susanna Ceccardi a Pina Picierno e Marco Tarquinio e Ilaria Salis...
È una lunga lista quella dei potenziali esclusi eccellenti, cioè chi rischia la poltrona alle prossime elezioni europee, tra chi sta in liste che ballano in limine alla soglia del 4% e chi invece rischia di rimanere fuori a causa delle lotte e cordate per le preferenze. Che saranno dominate da “panini“ alternati in base al genere: due donne con un uomo in mezzo o viceversa, con cui si organizzano regione per regione e provincia per provincia le cordate interne ai partiti.
In casa Pd, ad esempio, sanno tutti che comunque vada qualcuno è destinato a rimanere deluso sia nella circoscrizione Nord Ovest che in quella Centro, dove ci sono troppi nomi autorevoli per i posti a disposizione. Così come nella Lega, destinata a un drastico ridimensionamento rispetto ai 29 seggi conquistati nel 2019.
Prima di tutto dipenderà da quanti partiti supereranno il fatidico 4%, che cinque anni fa fu scavalcato solo dai 5 maggiori partiti: FdI, FI, Lega, M5s, Pd, in ordine alfabetico. Alleanza Verdi-Sinistra, Azione e Stati Uniti di Europa sono tutti in lotta per superare la soglia.
Dati i 76 seggi destinati all’Italia, a seconda di quanti ce la faranno cambierà la ripartizione per tutti. Ma i primi nomi a rischio sono appunto quelli che capeggiano quelle liste. Calenda e Federico Pizzarotti (Azione), Renzi e Bonino (Stati Uniti d’Europa), Salis e Ignazio Marino (Avs) devono tutti portar voti ai propri simboli elettorali prima che a se stessi. Davvero improbabile, stando ai sondaggi, che invece la lista pacifista lanciata da Santoro e Vauro possa raggiungere il quorum, dal momento che è stata anche esclusa dalla corsa nella circoscrizione Nord Ovest. Ma i suoi voti potrebbero ugualmente danneggiare Avs.
Tra i partiti sicuri, Fratelli d’Italia ha solo il problema di riempire gli scranni. In Forza Italia invece potrebbe rischiare qualcosa l’uscente Massimiliano Salini al Nord Ovest, dove c’è la concorrenza di Roberto Cota e dell’ex candidato sindaco di Torino Paolo Damilano. Ma certo è nel Carroccio che la partita delle preferenze sarà determinante, dato che comunque gli scranni si ridurranno di almeno un quarto rispetto ai ben 29 del 2019. Nella circoscrizione Centro, con un paio di seggi a disposizione, le uscenti Susanna Ceccardi e Cinzia Bonfrisco sono chiuse in lista tra il generale Roberto Vannacci e Claudio Borghi. Mentre al Nord Ovest anche Isabella Tovaglieri potrebbe rischiare.
Nord Ovest incandescente per i dem. Alle scorse elezioni passarono in 5, ma questa volta saranno 4 se non di meno, nel caso qualche forza superi lo sbarramento. E allora, tolta la capolista Cecilia Strada, qualcuno è destinato a rimanere fuori tra il capogruppo Brando Benifei, le altre uscenti Irene Tinagli e Patrizia Toia, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e gli altri lombardi in lizza come Emanuele Fiano e Piefrancesco Maran. Discorso analogo per l’affollamento al Centro. Sempre che il Pd confermi 4 seggi, dietro la segretaria Elly Schlein che opterà per Montecitorio è sicuro solo Nicola Zingaretti. Poi è lotta aperta per tre scranni tra la uscente Camilla Laureti, che dovrebbe beneficiare del "tiro" in ticket con la segretaria e un maschio in mezzo, i sindaci di Firenze e Pesaro, Dario Nardella e Matteo Ricci, e l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio. Anche al Sud la corsa di Pina Picierno, dietro il ticket Lucia Annunziata-Antonio Decaro, potrebbe essere ostacolata delle preferenze vantate da Raffaele “Lello“ Topo, grazie ai buoni uffici del governatore campano Vincenzo De Luca. Tutta questione di “panini“.