Roma, 11 giugno 2018 - La Lega di Salvini come il Psi di Craxi o come la Dc di Andreotti? Il Psi, anche quello di craxiana memoria, aveva adottato una singolare scelta politica: alleato al Pci nelle amministrazioni locali (le famose ‘giunte rosse’ che nacquero nella prima grande tornata di amministrative abbinate alle Regionali, per le quali votò per la prima volta nel 1970 e che governarono molte importanti città italiane dal 1976 in poi) e alleato della Dc a livello nazionale, nei governi di centrosinistra prima e di pentapartito poi. Giulio Andreotti, invece, teorizzò, alla fine degli anni ’70, che la Dc, per ‘sfornare il pane’, cioè per governare, poteva rivolgersi, indifferentemente, sia al ‘forno’ del Psi sia a quello del Pci che votò proprio diversi governi Andreotti.
E oggi che cosa succede e che cosa succederà tra Lega e M5S, dopo questa prima tornata di elezioni comunali (RISULTATI) cui seguiranno, nel giugno del 2019, le elezioni europee e, nel corso dell’anno prossimo, elezioni in molte regioni chiave e in molte città simbolo? Formeranno, grazie al collante dello stare insieme al governo, un mega fronte populista e sovranista contro il fronte (scarsino, a dirla tutta) degli europeisti (FI e Pd)? O nascerà un nuovo bipolarismo dell’alternanza tra Lega e M5S, che si spartiranno, magari mettendosi d’accordo, elettorato e potere, anche locale e non solo nazionale?
Elezioni comunali 2018, affluenza in calo
Per Massimiliano Panarari, saggista e consulente di comunicazione pubblica e politica, "quello tra Lega e M5S è un grande matrimonio di interesse: alla base c’è la dottrina populista, il frame comune, e la convinzione di rappresentare la classe dirigente del cambiamento, poi c’è la grande voglia del Potere che cementifica l’alleanza. Il sistema politico si sta radicalizzando, anche grazie a un’opinione pubblica a loro favorevole, nella chiave di un nuovo bipolarismo che esclude tutti gli altri competitori". Bipolarisimo concorrenziale alle amministrative, dunque, ma ‘paritario’, cioè non concorrenziale, alle future politiche? O, invece, al contrario?
La partita è tutta da giocare e da verificare. Certo è, però, che almeno per ora sul piano locale, i leghisti appaiono molto meglio attrezzati dei 5 Stelle, tanto più che hanno una lunga tradizione ormai di amministrazione nei territori. Non basta. "Salvini - avverte Panarari – ha una exit strategy di cui Di Maio non può godere: proseguire nella strategia di prosciugamento di Forza Italia e staccare la spina dell’accordo di governo con i 5Stelle quando smetterà di convenirgli, sia in accordo con Di Maio sia in rottura, anche grazie all’egemonia culturale della Lega nel Paese. In ogni caso, il nuovo bipolarismo, se sarà, sarà tra loro due". L’asse governativo, però, si fa sentire fin da questa tornata elettorale. Due esempi: a Vicenza e Siena, dove erano all’opposizione, i grillini non hanno presentato candidati. E in questo senso potrebbero rivelarsi portatori di voti al centro-destra. Mentre a Brescia i pentastellati potrebbero votare, al secondo turno, per il centrodestra.
Certo è che il politologo Salvatore Vassallo, professore di Scienza della politica e Politica comparata all’Università di Bologna, concorda sul fatto che "la Lega di Salvini è diventata il nuovo perno del centrodestra e Berlusconi da solo non va più da nessuna parte. La Lega è già il dominus del centrodestra in queste amministrative e lo sarà ancora di più in futuro". In ogni caso, sia per Panarari che per Vassallo, "FI è destinata a spegnersi e il Pd è in coma profondo". Quindi, che si tratti di alternanza e di nuovo bipolarismo o di finto tripolarismo, la sinistra è di fatto out.