Roma, 14 marzo 2024 – “Sono a Ramallah...” . Ma a surriscaldare il telefono del vicesegretario di Azione con delega all’organizzazione, Ettore Rosato, è il caso Basilicata, dopo l’accordo raggiunto dal resto del centrosinistra sulla candidatura dell’oftalmologo potentino Domenico Lacerenza.
Vi hanno lasciato fuori dal campo?
"C’è stata una scelta chiara, che dimostra la subalternità di Elly Schlein a Giuseppe Conte. Vince lui. Del Pd riformista non c’è più traccia. Auguri e buon lavoro".
Vuol dire che sosterrete il governatore uscente di centrodestra, Vito Bardi?
"Nelle prossime ore annunceremo la nostra decisione. Come sempre perseguendo la scelta del candidato migliore col programma e la coalizione più credibili. In Basilicata abbiamo un bel gruppo dirigente, con la presenza importante dell’ex governatore Marcello Pittella. Faremo quindi valere il nostro consenso nell’interesse della Regione".
Dopo la Sardegna, Calenda aveva riconosciuto la necessità di coalizzarsi alle regionali. Ora, dopo la sconfitta abruzzese e la rottura in Basilicata, l’orizzonte di un’alleanza di centrosinistra è già svanito?
"Non mi pare che esista più un centrosinistra, ma il Movimento 5 Stelle e i suoi alleati".
Non sarà eccessivo? I 5 Stelle hanno subito una netta flessione nella coalizione abruzzese.
"Bisognerebbe spiegarlo a Schlein. che di fatto appalta quella coalizione a Conte".
E in Piemonte, dove Azione ha apprezzato il governatore azzurro Alberto Cirio?
"Anche lì ci confronteremo coi dirigenti locali, a cominciare dai colleghi parlamentari, e poi faremo le nostre scelte. Il nostro apprezzamento per Cirio è noto: è persona equilibrata e ragionevole. Comunicheremo nelle prossime settimane la nostra posizione sul Piemonte e le tante amministrative ancora aperte".
Quindi si ritorna verso alleanze differenti caso per caso?
"Siamo onesti. Ogni città ha la sua storia e ogni candidato il proprio profilo. Soprattutto ci sono sensibilità nel territorio che un partito come il nostro deve raccogliere e tutelare. Non si tratta di fare una politica dei due forni, che non avrebbe alcun senso, ma una politica che, senza sovraccarichi ideologici, sceglie e costruisce la proposta migliore per il territorio, evitando populisti e sovranisti".
Nessuna tentazione invece di entrare nella maggioranza?
"Il nostro rapporto con l’esecutivo è chiarissimo e trasparente: votiamo tutti i provvedimenti che condividiamo senza contropartite di governo o simili. Non siamo interessati".
Alle Europee temete la rinnovata presa di Forza Italia sui moderati, visto il tramonto del Terzo polo e l’orientamento di +Europa verso le liste Pd?
"Io guardo con soddisfazione quando i partiti moderati si rafforzano. Mi spaventa Vannacci, non Occhiuto. Abbiamo già deciso di andare in Europa con Azione, restando aperti alla collaborazione con +Europa se deciderà".
Che ruolo sta svolgendo l’Italia per la pace nel conflitto israelo-palestinese?
"Abbiamo appena incontrato a Ramallah il primo ministro dell’Anp con la missione del Copasir, dopo la giornata di mercoledì con le autorità israeliane. Quel che è accaduto il 7 ottobre è qualcosa di inaccettabile e straziante. Ma ora bisogna porre fine a questo spargimento di sangue tra i civili di Gaza. L’unica strada percorribile nel medio periodo rimane quella che l’Italia persegue con forza: la creazione di uno Stato che garantisca indipendenza ai palestinesi e sicurezza agli israeliani".
Ma come, senza cominciare da una tregua?
"La tregua e la liberazione degli ostaggi, che sono state argomento di molti dei nostri incontri, sono più che mai urgenti. Ma non sembrano davvero vicine".