Lunedì 28 Ottobre 2024
RICCARDO BRIZZI
Politica

Elezioni amministrative, isolamento pericoloso

Riccardo Brizzi (il resto del carlino)

Riccardo Brizzi (il resto del carlino)

Roma, 7 giugno 2016 - È un voto amaro quello delle amministrative del 2016 per il Pd. «Non siamo contenti» ha commentato ieri Matteo Renzi, senza nascondere la delusione per un risultato che apre tre fronti di criticità. Il primo è relativo allo stato di salute del partito. Non solo rispetto alle comunali del 2011 il Pd appare in sofferenza...

NON SOLO rispetto alle comunali del 2011 il Pd appare in sofferenza in tutte le principali città ma i candidati dall’immacolato pedigree renziano sono quelli che escono peggio dal voto: sconfitta a Napoli Valeria Valente (il cui 21,1% ha spinto il premier ad invocare il commissariamento del Pd partenopeo), fortemente ridimensionato Beppe Sala, che fallisce il calcio di rigore meneghino annunciato da Renzi. L’esito del voto riconsegna al premier un Pd più fragile e balcanizzato. Appare evidente come, a livello locale, le scorie delle primarie siano difficilmente assorbibili. In particolare l’elettorato di sinistra ha dimostrato resistenze a convergere sui candidati renziani. Lo si era già visto in Liguria lo scorso anno con il flop della Paita dopo le roventi polemiche con Cofferati. Lo si è visto di nuovo domenica a Milano e, soprattutto, a Napoli, con la diserzione dei bassoliniani. E l’esito del voto alimenta inevitabilmente la frammentazione di un partito le cui innumerevoli correnti (areaDem, prodiani, giovani turchi, dalemiani, lettiani, bersanian-cuperliani, cattoDem, civatiani) hanno rialzato la testa dopo un appuntamento elettorale che ha indebolito la posizione del ‘cerchio magico’ renziano.

IL SECONDO fronte è relativo agli avversari del Pd che si dimostrano in ottima salute (è il caso del M5S, alla prima prova di maturità da orfano del tandem Grillo-Casaleggio) o comunque reggono la sfida, come ha mostrato di fare il centrodestra, laddove si è presentato unito (Milano, Napoli e Bologna). Infine occorre considerare come l’eccessiva personalizzazione della scena politica italiana impressa dal premier abbia isolato il Pd. «Con i ballottaggi si riparte sempre dallo zero a zero», ha osservato ieri Renzi. Ma è evidente che la capacità coalizionale del Pd è inferiore a quella di avversari che non escludono convergenze ai ballottaggi pur di assestare un colpo al governo. L’iper-premier, invadente, mediatico e ubiquo, ha fatto il vuoto attorno a un partito che si trova quasi ovunque nell’impossibilità di stringere nuove alleanze in vista del secondo turno. Un isolamento politico che rischia non soltanto di ostacolare il percorso dei candidati Pd al secondo turno delle amministrative ma soprattutto di complicare la crociata referendaria autunnale.