Roma, 9 marzo 2024 – “Reduce dai successi della Sardegna, signore e signori ecco a voi Alessandra Todde!". Sempre più simile nelle movenze figurate a Corrado Guzzanti, che a quelle allentate del Brian Ferry cui somiglia, il presidente del M5s Giuseppe Conte presenta così in quel di Celano la neogovernatrice della Sardegna arrivata in Abruzzo per sostenere il candidato della coalizione progressista Luciano D’Amico nel rush finale della campagna elettorale. Saluti, abbracci, baci e mimose a volontà distribuite dall’ex premier a tutte le presenti all’incontro, nient’affatto casuale, negli ultimi scampoli di campagna elettorale abruzzese.
Un gesto dovuto e voluto, quello dell’ex viceministra governatrice, per sostenere la mission impossible di D’Amico che il centrosinistra non vuol rinunciare a vagheggiare. Come in Sardegna, in Abruzzo nessun governatore uscente è mai stato confermato da che c’è l’elezione diretta (1995). Diversamente dalla Sardegna, in Abruzzo non c’è il voto disgiunto che ha consento a Todde di vincere per poco più di un migliaio di voti; oltre ai 40mila in più che lei ha portato alla coalizione. E tuttavia la coalizione larghissima che sostiene l’ex rettore dell’Università di Teramo spera proprio nell’effetto Todde. Non certo per sottrarre voti al centrodestra del governatore Marco Marsilio, quanto per mobilitare al voto almeno una frazione della larga quota di astensionismo che potrebbe avvantaggiare il centrosinistra.
Si gioca infatti tutta sulla partecipazione la sfida a due in Abruzzo. E i precedenti dicono che quando l’affluenza è alta il centrosinistra vince. Del milione e 200 mila aventi diritto, alle ultime elezioni ha votato solo il 53%. A quelle del 2014, in cui ha vinto il centrosinistra con Luciano D’Alfonso, ha votato il 61%. Calcolato in soldoni: se votasse il 50% un punto percentuale in più corrisponderebbe a 6.000 voti; se votasse il 60% sarebbero 7.200. Convincere a recarsi alle urne qualche migliaio di persone in più dalla propria parte potrebbe perciò determinare il risultato in un senso o nell’altro.
A ragion veduta i leader del centrosinistra hanno lasciato alla governatrice sarda le luci della ribalta per la chiusura della campagna elettorale abruzzese: nella speranza che funzioni da catalizzatrice di affluenza alle urne contro la rassegnata disaffezione dei loro elettori. "Alessandra Todde per Luciano D’Amico", recita infatti il richiamo al comizio finale. E lei si è presentata pronta e risoluta a far presenti le analogie tra le insipienze del governo regionale e i problemi identici della sanità, le infrastrutture e lo spopolamento giovanile. "Mai visto" Marsilio al ministero dello Sviluppo economico, punzecchia Todde, "ha mandato seconde e terze file e non si è mai degnato di curare i lavoratori e le lavoratrici abruzzesi". Dopodiché Canzone popolare , Bella ciao , bagno di folla e copie della Costituzione a go go per la folla che gremiva la piazza.
“Nessuno mi ha mai spedito né paracadutato", ribadisce invece il governatore dal suo comizio contro le accuse di pendolarismo con Roma: "Appartengo a una storia comune – dice – Non c’è un abruzzese che non abbia un parente in giro per il mondo". Sostenendo che nel centrosinistra sono "balordi perché non conoscono la parola amicizia", Marsilio innalza la bandiera dell’identità: "Siamo cresciuti sognando quel futuro che stiamo costruendo. Siamo una comunità umana prima di essere una coalizione".