Roma, 9 febbraio 2019 - La terra d’Abruzzo, che Gabriele D’Annunzio definiva "forte e gentile", domani vota per le elezioni regionali. Alle urne andranno poco più di un milione di cittadini per eleggere presidente della Giunta e Consiglio regionale. Si dovrebbe trattare di una ‘normale’ elezione regionale, invece è il primo test elettorale dalle Politiche del 4 marzo. Lo saranno anche le regionali in Sardegna del 24 febbraio, ma prima arriva l’Abruzzo. Non a caso, i big 5 Stelle, dopo la foto di Salvini con Meloni e Berlusconi, ieri non hanno perso occasione di fare ironia, con Alessandro Di Battista che ha punto l’alleato: "C’era anche Quagliariello... mancava solo Cirino Pomicino".
Ma veniamo alle urne di domani. Si va al voto anticipato perché l’ex governatore, Luciano D’Alfonso (Pd) ha optato per il seggio da senatore e mollato la poltrona da presidente. I candidati a governatore sono quattro, tre con chanche di vittoria: Giovanni Legnini, ex vicepresidente del Csm e abruzzese doc, per il centrosinistra, appoggiato da otto liste, tra cui Pd, Leu, i Socialisti, i Centristi e ben tre liste locali; Marco Marsilio, senatore di Fd’I, con nonni abruzzesi, ma assai poco presente e legato alla regione, che è appoggiato da tutto il centrodestra (Lega, FI, Fd’I, Udc) più due liste locali di area centrista; Sara Marcozzi, consigliera regionale uscente e già candidata alle scorse regionali, sostenuta da una sola lista, quella 5 Stelle. Il quarto è Stefano Flajani (CasaPound). Se si dovessero trasferire i risultati ottenuti, in Abruzzo, alle scorse Politiche, non ci sarebbe partita. I 5 Stelle partono dal 39,8%, il centrodestra dal 35,5%, il Pd dal 20,2%. Ma di acqua ne è passata sotto i ponti.
Il centrodestra ha improntato una campagna di risulta rispetto ai temi nazionali: il candidato governatore è di Fd’I, quindi la Meloni tiene molto al suo risultato, Salvini viene in Abruzzo un giorno sì e l’altro pure da settimane, e vuole una forte affermazione per la Lega; Berlusconi si è catapultato in Regione seppur in "disaccordo con Salvini che non vuole rompere con il M5S". Ma il ‘patto dell’arrosticino’, tra i tre leader, non è stato siglato nonostante la conferenza stampa congiunta. La Marcozzi si ‘appoggia’ molto a Di Maio e ai ministri pentastellati, che stanno compiendo un tour de force tra le province abruzzesi, ma ha un radicamento suo, fatto di molte battaglie in Consiglio. È Legnini, però, la vera sorpresa.
I candidati alla segreteria del Pd non si sono fatti vedere e Legnini ha azzeccato le liste e i suoi tanti (232) candidati, tra cui amministratori locali e sindaci stimati quanto lui. La soglia di sbarramento è al 4% e il candidato che vince godrà di un buon premio di maggioranza (almeno 17 seggi su 31).