Giovedì 21 Novembre 2024
PIERFRANCESCO DE ROBERTIS
Politica

Elezioni 2018, ecco i seggi: i numeri parlano

Con l'assegnazione definitiva dei seggi si indeboliscono alcune opzioni sul tappeto

Elezioni 2018, Matteo Renzi (foto Lapresse)

Elezioni 2018, Matteo Renzi (foto Lapresse)

Roma, 7 marzo 2018 - Con l’assegnazione dei seggi dell’estero c’è la composizione definitiva delle due Camere. In ottica "il governo che verrà" interessante soprattutto quella del Senato, che risulta così composto: Centrodestra 137, M5S 112, Centrosinistra 59, Leu 4, Maie 1, Usei 1, Unione Valdotaine 1, oltre naturalmente ai sei senatori a vita. E con i numeri a portata di mano è verosimile avanzare qualche considerazione più precisa intorno alle maggioranze possibili. Due le considerazioni: la prima è che sia per centrodestra sia per M5S l’asticella di 161 voti, soglia minima per formare un esecutivo, è troppo lontana e non basterà fare campagna acquisti tra i sempre presenti 'responsabili' o tra i senatori che si sentiranno abbandonati al loro destino. In passato è accaduto, ma quando mancavano pochi voti. Servirà quindi un accordo politico con una delle altre forze presenti, o con una parte di essa.

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La seconda considerazione è che con questi numeri perde quota l’opzione M5S-Pd, la cui somma fa 171. In teoria basterebbe, ma la truppa di strettissima osservanza renziana a palazzo Madama è molto numerosa e molto fedele, e all’attuale segretario dem basterà mettersi di traverso lui o qualcuno dei suoi amici per renderla impraticabile. Matteo Renzi si è intestato per primo dentro al Pd la battaglia del 'no ai Cinquestelle' e visto che è probabilmente l’unica arma politica che gli resta, anche una volta lasciata la guida del partito potrebbe usare la sua ridotta per combatterla fino in fondo, se fosse necessario. Anche se probabilmente è una 'resistenza' che non servirà: capita l’antifona anche la minoranza di Orlando e diversi altri big del partito stanno alzando un muro all’opzione governo coi grillini. Per il momento il Pd sta all’opposizione o per lo meno non in un governo con i Cinquestelle. 

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