Cosa resta del giro di tavolo tra il governo e le opposizioni sulle riforme istituzionali? Molte parole, poca ciccia. L’apertura di credito dei centristi (più di Iv che di Azione) rimane. Ettore Rosato dice che "sulle riforme siamo d’accordo sul fatto di lavorare insieme al governo", fatta salva la "figura di garanzia" del capo dello Stato. Morale: no a presidenzialismo e semi-presidenzialismo (ribadito da tutte le opposizioni), sì all’elezione diretta del premier. In campo centrista la polemica resta alta: Calenda vuole un ‘concerto’ anche tra le opposizioni, Iv no. "Parla per te", gli risponde Boschi. E Calenda: "Se ti confronti solo col governo non sei opposizione". Controreplica di Iv: "Non è dignitoso per noi trattare con i 5s". Del resto, per i grillini "le vere priorità sono altre" ed Elly Schlein, usa identiche parole. I riformisti dem, con Alessandro Alfieri, aprono a modelli come lo spagnolo o il tedesco ma chiedono di sgombrare il campo dall’autonomia differenziata. Come dire: non se ne fa nulla. È il core business della Lega, che ‘minaccia’ la premier, ove rallentasse. Se non è un Aventino, quello del Pd, poco ci manca. La maggioranza chiede alle opposizioni "responsabilità", ma gode delle sue divisioni.
PoliticaE sul dialogo è duello a sinistra