Giovedì 26 Settembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

L’incontro a Palazzo Chigi, debito comune Ue e demografia: Meloni sulla linea di Draghi

Il faccia a faccia sul rapporto sulla competitività dell’ex governatore della Bce è durato oltre un’ora. “Le idee dell’ex premier rispecchiano il lavoro portato avanti dal governo in Italia e nelle istituzioni europee”

Roma, 18 settembre 2024 – Forse è meno dirompente dell’abbraccio sul campo di calcio fra Renzi e Schlein, ma il bacio che Meloni scambia con Draghi nel suo ufficio è politicamente altrettanto pesante. Quell’ora e passa di colloquio che si è svolto a Palazzo Chigi su invito della premier tra lei e il predecessore con tanto di sorridente stretta di mano immortalata dalla foto di rito, suggella il passaggio finale di una leader ex sovranista e antieuropeista all’europeismo conclamato. Va da sé che l’oggetto del faccia a faccia era quel Rapporto sul futuro della competitività presentato dieci giorni fa da Draghi e illustrato martedì al Parlamento di Strasburgo che, formalmente, si presenta come proposta tecnica, ma nella sostanza è un progetto radicale di rifondazione dell’Unione condiviso pienamente dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen e quella della Bce, Christine Lagarde.

La stretta di mano tra Mario Draghi e la premier Giorgia Meloni
La stretta di mano tra Mario Draghi e la premier Giorgia Meloni

Il comunicato finale della presidenza del Consiglio dice poco ma tra le righe fa intendere qualcosa di più. Parla infatti di priorità condivise che “rispecchiano anche il lavoro portato avanti dal governo in Italia e nelle Istituzioni europee”. Cita gli “importanti spunti” delle ricette draghiane che vanno dalla “questione demografica al rafforzamento della politica della difesa”.

Prevedibilmente tra i temi sui quali l’intesa tra la premier e Draghi è totale primeggia il debito comune, anche se qui Chigi è più prudente: “Non è esclusa aprioristicamente nemmeno la possibilità di un nuovo debito comune”. Quasi di sfuggita, la nota accenna alla transizione ecologica che declina assieme a quella digitale. Nessuno stupore: di quello che per il centrodestra è un capitolo fondamentale, Meloni aveva parlato a voce qualche ora prima, intervenendo all’assemblea di Confindustria. Al neo presidente Emanuele Orsini che reclamava un cambiamento radicale del Green deal perché “nella forma attuale sarebbe disastroso per la crescita e la competitività” aveva risposto citando proprio il rapporto di Draghi: “Come ha correttamente sottolineato Draghi, l’Unione deve accompagnare la transizione con le risorse”. Insomma, pure il plateale ’abbraccio’ andato in scena tra Meloni e gli industriali, a sua volta uno slittamento politico rilevante, si è svolto sotto la bandiera di Mario Draghi. E sulle poltroncine di velluto azzurre del suo studio a Chigi, Giorgia e l’illustre ospite hanno scambiato qualche impressione sul nuovo governo Ue. A suggellare il ritrovato asse, la promessa di “tenersi in contatto per continuare ad approfondire” i temi del report.

È impossibile dire adesso se l’incontro porterà a qualche risultato concreto. Ma il suo senso politico è evidente. Le resistenze al progetto di Draghi regnano in quasi tutte le capitali europee dove l’ex presidente della Bce sta facendo il suo tour istituzionale. Meloni, che peraltro concorda effettivamente sull’orizzonte da lui indicato, ha dunque tutto l’interesse nel proporsi come prima e principale sostenitrice di un piano condiviso in questo momento dalle principali istituzioni dell’Unione spesso in sotterraneo conflitto con i leader nazionali. Tanto che von der Leyen ha attaccato subito frontalmente: “Gli uomini della mia squadra non rappresentano il Paese, ma l’Europa”.

Tra la formazione della Commissione e l’ingresso di FdI nella maggioranza di Bruxelles, il ritorno di fiamma mai così ardente tra Giorgia e Ursula e l’intesa con Draghi, in due giorni si è completato lo spostamento di una delle principali leader della destra europea dall’area sovranista a quella di un partito popolare che, del resto, non nasconde il progetto di dar vita ove possibile a maggioranze di centrodestra. Un cambiamento di quadro che nei prossimi mesi e anni inciderà a fondo sugli equilibri europei e di rimbalzo forse anche italiani. Ciliegina su una torta già gustosa per la premier, la lettera a Repubblica con cui Marina Berlusconi smentisce ogni voce su una presunta “disistima” della famiglia verso di lei: “È vero esattamente il contrario”. Vuole il caso che una manciata di giorni fa la primogenita di Silvio avesse incontrato proprio Draghi.