Roma, 1 luglio 2022 - Nell'anno che precede le elezioni, tra i tanti incubi che agitano i sonni dei dirigenti del Pd, il più funesto è quello che vede l'uscita del governo dei Cinquestelle. Uno scenario che il Pd, ancora alleato di Conte (in teoria) non può davvero permettersi. Gia il 'campo largo' di Letta è, con i Cinquestelle all'8-10 per cento, abbastanza stretto; se lo stesso 8-10 passasse non solo 'fuori' ma soprattutto 'contro' significherebbe la probabile fine di qualsiasi possibilità di alleanza.
Letta lo sa, e per questo (comprensibilmente) sta facendo di tutto per scongiurare l'ipotesi. Getta acqua sul fuoco perché venga scavallata la crisi, esercita le pressioni che riesce a esercitare affinché tutti, nel loro ruolo, contribuiscano a serrare i ranghi. Per adesso pare esserci riuscito, ma non è detto che la pace raggiunta (forse sarebbe meglio definirla armistizio) duri a lungo.
Gli incubi così ricominciano a frullare. Anche perché i dem hanno ancora in testa quanto accadde alla fine del governo Monti, quando il sostegno a provvedimenti impopolari (riforma delle pensioni in primis) fu poi pagata alle urne. E siccome l’autunno si annuncia gravido di misure analoghe, i dem non vogliono essere gli unici, almeno a sinistra, a cantare e portare la croce.
Per adesso il piccolo terremoto post-scissione grillina pare (pare) essere superato, ma è chiaro che le urne in primavera non promettono una navigazione serena. Draghi (e sotto sotto, con il garbo e la riservatezza che competono al suo ruolo, anche Mattarella) hanno fatto capire che questo sarà l'ultimo governo della legislatura, ma nel contempo non hanno assicurato che si voterà sicuramente a marzo. Poteva dirlo ma non l’ha fatto.
Il motivo è semplice: se la situazione non si assesterà, se davvero continuerà questo continuo sfarinamento che assomiglia a una babilonia, le urne in autunno potrebbero essere una prospettiva non del tutto comprata in aria, e alla fine fine interessante per molti. Si dice che ci sia la guerra, il ritorno del Covid, il Pnrr... Tutto vero, ma non scordiamo che in analoghe condizioni la Francia poco fa ha votato due volte (presidenziali e legislative) e in autunno, mentre infuriavano Covid e crisi, anche la Germania non solo ha votato, ma è stata due mesi senza governo...