Mercoledì 19 Marzo 2025
CLAUDIA MARIN
Politica

Draghi attacca Trump: "Ha messo in discussione la nostra sicurezza"

L’ex premier in Senato: debito comune per la difesa. La Lega insorge

L’ex premier Mario Draghi, 77 anni, arriva in Senato per presentare il suo rapporto sulla competitività

L’ex premier Mario Draghi, 77 anni, arriva in Senato per presentare il suo rapporto sulla competitività

A dare il segno del ritorno e dell’approccio di Mario Draghi, in quel Senato dove vide cadere il suo governo, è, alla fine di una attesa audizione davanti a un parterre delle grandi occasioni di ben tre commissioni di Montecitorio e Palazzo Madama, sono le sue parole conclusive: "Sentite, io vedo che voi guardate l’orologio. Vi ringrazio molto per l’attenzione, grazie". Un secco commiato che lascia abbastanza interdetti i parlamentari, ma che la dice lunga sui tempi ruvidi che attraversiamo. E, d’altra parte, andando oltre la forma, l’ex premier non le manda a dire sulla sostanza del momento e sul che fare: "Non c’è quasi più tempo, la sicurezza degli europei è messa in dubbio dal disimpegno di Trump proprio quando la Russia ha dimostrato di essere una minaccia concreta". Sarà "inevitabile", dunque, dotarsi di una difesa comune e superare il meccanismo dell’unanimità fra Paesi Ue.

I rappresentanti delle forze politiche di maggioranza e opposizione restano in silenzio o si limitano a considerazioni di favore più o meno di circostanza. La Lega, invece, non ci sta. "Evidentemente – si legge in un post – non conosce le periferie delle città italiane, dove il problema non è Trump ma i troppi clandestini che l’Europa ha fatto entrare in casa nostra". Mentre il senatore Claudio Borghi rincara: "L’idea che mio figlio vada in campo di battaglia per una guerra decisa da Macron non è la prima delle mie aspirazioni".

Certo è che l’ex presidente della Bce non è andato in Parlamento per cercare facili consensi. L’occasione, a poche ore dal colloquio Trump-Putin e dall’intervento della premier Giorgia Meloni, è l’audizione sul suo piano per la competitività europea. Un piano rispetto al quale Draghi vede tre grandi nodi da sciogliere che riguardano il costo elevato dell’energia, l’eccessiva regolamentazione e gli ostacoli alla politica dell’innovazione. Tre macigni che sono all’origine di molti mali e di molteplici freni che, non a caso, finiscono per incidere sul costante e ingente deflusso di risparmio privato dall’Unione europea per circa 500 miliardi di euro. Ma c’è una frecciata sulle politiche energetiche italiane: con le bollette fra le più alte in Europa "non possiamo unicamente aspettare le riforme a livello europeo".

Il punto, però, è che quello che è accaduto in questi mesi ha finito per determinare una drastica accelerazione dell’esigenza di agire. Per Draghi gli indirizzi di Trump "hanno drammaticamente ridotto il tempo disponibile": gli Usa, votando con la Russia, hanno lasciato sola l’Europa all’Onu sulla risoluzione a difesa dell’Ucraina. I "valori costituenti" dell’Europa sono "posti in discussione". L’ordine internazionale e commerciale su cui l’Ue ha prosperato è "sconvolto dalle politiche protezionistiche" degli Usa. Da qui la spinta verso la difesa comune che "è un passaggio obbligato" – spiega l’ex premier considerato tradizionalmente vicino a Washington – con "una catena di comando" europea che "coordini eserciti eterogenei" e "sia in grado di distaccarsi dalle priorità nazionali operando come sistema della difesa continentale". Con un sistema di approvvigionamento di armamenti, munizioni, infrastrutture – 110 miliardi nel 2023 – che va centralizzato superando un frazionamento nazionale "deleterio" che ci rende meri clienti degli Usa. A queste condizioni, invertendo la rotta, non potrà non esserci una ricaduta positiva sull’industria europea.

"Certo" ci sarà una perdita di sovranità nazionale a vantaggio di una sovranità condivisa, insiste Draghi rifacendosi alle parole di Ciampi sulla autonomia monetaria che era già persa dall’Italia prima dell’ingresso nell’euro. E certo gli 800 miliardi del Piano ReArm Eu potrebbero non bastare, tant’è che vanno considerati anche i privati. Non solo. nelle parole di Draghi ci sono anche alcuni assist alla politica italiana: il ricorso al debito comune "unica strada" per tenere insieme Paesi con un elevato margine di bilancio e Paesi molto indebitati come l’Italia. La cautela sulle ritorsioni commerciali che, in un’Europa trainata dall’export, rischiano di creare "anche un danno a noi stessi". Parole che vanno nella direzione che di lì a a poco traccerà Meloni nel suo discorso. A conferma di un feeling che in fondo non è mai venuto meno.