Domenica 8 Settembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Dopo il caso Sangiuliano. Meloni volta pagina:: "Non ci fermeranno per tutta la legislatura"

La premier a Cernobbio: il ministro si è dimesso per una questione privata. E sull’imprenditrice: "Non credo di dover battibeccare con questa persona".

Dopo il caso Sangiuliano. Meloni volta pagina:: "Non ci fermeranno per tutta la legislatura"

La premier a Cernobbio: il ministro si è dimesso per una questione privata. E sull’imprenditrice: "Non credo di dover battibeccare con questa persona".

Giù il sipario, il caso è chiuso. O quanto meno è ciò che Giorgia Meloni auspica, e probabilmente non solo lei. A Cernobbio è il pubblico a imporre l’abbandono dello "scandalo" che tiene banco da giorni: "Ma basta", urla alla seconda domanda sul tema del direttore del Corriere della sera, Luciano Fontana. La premier è drastica: "Il ministro della Cultura Sangiuliano si è dimesso per una vicenda privata, ma non ci sono illeciti. È un precedente a cui non intendo prestarmi. Se qualcuno pensa che situazioni come queste possano servire a indebolire il governo, temo che non accadrà. Intendo fare il mio lavoro bene fino alla fine della legislatura".

Non si illude che Maria Rosaria Boccia opti per il silenzio. Sa che cercherà di proseguire la sua crociata continuando a occupare le prime pagine. Ma dopo le dimissioni, la cosa non riguarda più il governo, le istituzioni, la politica: è appunto una vicenda personale, attiene all’ex ministro oggi privato cittadino Sangiuliano, alla sua collaboratrice, tutt’al più alla consorte. La faccenda riguarderà anche la magistratura, se gli accertamenti avviati avranno un seguito la magistratura, ma non l’esecutivo. Anche per questo alla fine di un’estate funestata da parecchi guai, non solo dalle vicende rosa dell’ex titolare della Cultura, Giorgia – che lamenta un certo "doppiopesismo" rispetto al modo in cui sono stati affrontati altri fatti – sente di poter dire: "Guido il nono governo più longevo della storia d’Italia. Se arrivo a Natale sarà il sesto". Con tanto di applauso degli imprenditori. La premier avrebbe potuto fermarsi qui. Forse avrebbe fatto meglio, invece di prestarsi ad un nuovo giro di botta e risposta con la loquace ma sibillina quasi consulente della Cultura. Una palese irritazione ha la meglio: " Non credo di dovermi mettere a battibeccare con questa persona. La mia idea su come una donna deve guadagnarsi uno spazio nella società è diametralmente opposta da quella di questa persona". Maria Rosaria Boccia non aspettava altro, e replica a stretto giro sui social con un post poco comprensibile: "Questa persona è proprio una dilettante". In serata ci torna su con una dissertazione sull’importanza della verità e dell’amore: "Vedo una donna pronta allo scontro – scrive taggando la premier –. Metta da parte i guantoni: sono la gentilezza e le carezze ciò di cui c’è bisogno. Con mente aperta si raggiunge la verità". Stavolta, Giorgia si risparmia il giro di ping pong. Del resto, come dice lei stessa, "’morto il re, viva il re’, si è dimesso un ministro, buon lavoro al nuovo ministro". Insomma, affossato Sangiuliano, forza Alessandro Giuli. Per carità, qualche polemica la suscita anche lui ma più sui social che nei palazzi della politica. L’eco arriva fino a Chigi che non si scompone: il problema sarebbe che è un ministro della Cultura non laureato. "È la prima volta" s’indignano alcuni utenti assieme a Matteo Renzi. Dimenticando che non è "dottore", come nota Lucio Malan, capo dei senatori di FdI, "neppure l’ex vicepremier, ministro dei Beni Culturali" oggi scrittore e regista "Walter Veltroni".

L’opposizione non è d’accordo nel mettere la parola fine a una vicenda che si è rivelata politicamente molto redditizia: Elly Schlein ironizza. "Dimissioni tardive, ma sono l’atto più opportuno che ha fatto da ministro". I cinquestelle attaccano: "L’unico vero tradimento in questa faccenda è quello nei confronti degli italiani". Certo, la "dipartita" del ministro sottrae molte armi, ma l’auspicio è che qualche freccia acuminata venga restituita dalla magistratura se non dalla quasi consulente che promette nuove scottanti "verità". In realtà è poco probabile che la vicenda mantenga l’alto tasso di esplosività politica conquistato in questi giorni ma proprio l’anomalia di un fattaccio apparentemente un po’ assurdo aumenta i timori di una leader non avulsa da qualche paranoia. Se la faccenda è potuta diventare l’affaire Dreyfus de noantri è perché FdI è assediata da tutte le parti. Dal centro con Tajani che ha iniziato ad alzare la voce, a destra con Vannacci che sogna di dar vita a un AfD tricolore, dall’opposizione pronta come ha detto lei stessa "a sfruttare ogni nostro errore".

La scelta rapidissima di Giuli, cioè di un altro esponente di FdI, risponde anche a questa esigenza. Dimostrare che il governo non è stato neppure ammaccato dall’ondata di ridicolo provocata dalla strana coppia del Collegio Romano, ma pure che il partito non è disposto ad arretrare di un solo millimetro.