La violenza per la violenza. La rabbia dei giovanissimi che diventa strumento di devastazione nelle mani dei soliti professionisti del disordine. A Bologna come a Roma, Milano, Torino. Con il pretesto di chiedere giustizia per la morte di Ramy Elgaml. Danni, vandalismi e scontri con le forze dell’ordine, il cui comune denominatore è la presenza, al fianco di frange anarchiche e antagonisti, di tantissimi ragazzini di seconda generazione. Facce nuove della piazza, lontane dalla contestazione politica, intercettate da queste galassie un po’ per caso, un po’ per circostanza. Il tema, la morte del diciannovenne in un incidente in scooter, mentre era inseguito dai carabinieri, tocca le corde di molti giovanissimi soprattutto di origine straniera. Tuttavia, la memoria di Ramy è stata svilita, lasciando il posto al caos. Almeno a Bologna, senza neppure il tempo di un intervento al megafono. La conta dei danni è altissima, supera già i 70mila euro. Undici i feriti tra le forze dell’ordine, colpiti con spranghe, mattoni e pure sedie e tavolini. E gli eventi di sabato scorso costituiscono un motore anche per l’azione della maggioranza, che ieri da più parti ha chiesto un’accelerata all’approvazione del Ddl Sicurezza proprio come reazione agli scontri. "Rafforziamo la tutela delle forze dell’ordine – specifica la sottosegretria agli Interni, Wanda Ferro (FdI) –, con il Ddl sicurezza che verrà presto approvato". Un’accelerazione condivisa anche dalla presidente della Commissione Antimafia, Chiara Colosimo (FdI). Appello all’urgenza rilanciato poi in serata dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, in quota Lega, scatenando l’ira degli Sudenti che manifesteranno di nuovo il 17 gennaio proprio contro la legge.
Le indagini di sabato intanto si annunciano lunghe e complesse. Due attivisti bolognesi sono stati denunciati già sabato sera dalla polizia. Altri due soggetti, armati di spranghe, sono stati fermati dai carabinieri dopo i roghi in zona universitaria, sempre a Bologna, e la loro posizione è al vaglio. Nel capoluogo emiliano Digos e Nucleo Informativo dell’Arma sono al lavoro su centinaia di filmati. Una trentina di partecipanti al presidio, volti noti dei collettivi e dei gruppi anarchici, sono già stati riconosciuti dalla polizia: adesso, però, bisognerà capire se abbiano avuto o meno un ruolo attivo nelle cinque ore in cui il centro è stato ostaggio dei facinorosi. Questo vuol dire comparare le foto e i video fatti prima del disastro con quelli dei violenti travisati con passamontagna, sciarpe e cappucci che hanno vandalizzato e imbrattato tutta la città. Compresa la Basilica di San Petronio.
Anche a Roma, dove sono 18 gli operatori delle forze dell’ordine che dopo gli scontri hanno avuto bisogno di farsi refertare, sono stati identificati in trenta: si tratterebbe di persone vicine agli ambienti anarchici, a gruppi antagonisti e ai collettivi studenteschi. Non è escluso che a breve, nella Capitale, possano arrivare i primi denunciati. "Non siamo preoccupati, come io uso sempre dire, ma bisogna mantenere alta l’attenzione", ha detto ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, intervistato da Francesco Giorgino su Rai Uno. "Gli analisti ci restituiscono degli identikit ben precisi di soggetti che partecipano ad alcuni centri sociali, ad alcune formazioni che diciamo variano i pretesti - la tav, i temi ambientali, la tragedia di Ramy -, ma il tratto distintivo caratterizzante è quello di porre in essere, a mio modo di vedere in maniera strumentale, delle azioni di violenza e di attacco alle forze di polizia che non hanno nulla a che vedere con la nobiltà dei temi che loro dicono di voler rivendicare". Per questo, Piantedosi, sul ddl sicurezza è certo: "Tutti condividono l’esigenza di arrivare al più presto a una definizione di un quadro normativo che porrà importanti tutele aggiuntive al lavoro complicato delle forze dell’ordine".