Giovedì 14 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Dimissioni Sangiuliano, la decisione più difficile. Il pressing di Meloni dopo i dubbi iniziali. "Stavolta ti fai da parte"

I timori di Palazzo Chigi soprattutto per ulteriori e nuove rivelazioni. La convocazione in mattinata, poi arriva la sostituzione-lampo

Roma, 7 settembre 2024 – Ieri all’alba Gennaro Sangiuliano era già più di là che di qua, ma la decisione definitiva Giorga Meloni ancora non l’aveva presa, benché ne avesse già parlato con i leader di maggioranza. Ha deciso di tagliare corto in mattinata: lo ha convocato a Palazzo Chigi, gli ha chiesto di fare quel passo indietro che lei stessa aveva fermato tre giorni fa, e concordato la formula adeguata per imboccare la porta d’uscita. In previsione di una sostituzione considerata comunque inevitabile dopo il G7 della Cultura, la premier era pronta a rimpiazzare il dimissionario in tempi record. Tanto rapidi, da stroncare sul nascere ogni appetito e soprattutto da escludere l’ipotesi temutissima del rimpasto.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni arriva al Quirinale per il giuramento del nuovo ministro della Cultura Alessandro Giuli
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni arriva al Quirinale per il giuramento del nuovo ministro della Cultura Alessandro Giuli

Con Raffaele Fitto in partenza per Bruxelles, il piano di concludere la legislatura con la squadra intatta era comunque saltato. Quello di evitare di tornare in Parlamento per un’altra fiducia per eccesso di cambi in squadra, in questo modo, è ancora in piedi. La lettera d’addio dell’ormai ex ministro è arrivata proprio mentre lei varcava la soglia del Quirinale per proporre al capo dello Stato la nomina di Alessandro Giuli, giornalista e presidente della Fondazione Maxxi. Mattarella della tragicomica vicenda non aveva mai voluto interessarsi, ma ha condiviso in pieno la necessità di chiuderla una volta per tutte, il più rapidamente possibile: ben venga questa soluzione, il ragionamento. E nel giro di un paio d’ore Giuli aveva già giurato.

A convincere la premier a tornare sulla decisione di tre giorni fa, quando aveva chiesto all’ex ministro di restare al suo posto, è stata una delle paure peggiori che si possano dare in politica: quella del ridicolo. Giorgia si è resa conto che la giostra impazzita non accennava a fermarsi, anzi correva a velocità sempre più vorticosa. Con il rischio peraltro di impigliarsi nelle inchieste giudiziarie.

Probabilmente, ha anche preso atto dell’errore commesso mandando l’ex direttore del Tg2 allo sbaraglio in quell’autodafè televisivo che aveva solo peggiorato la situazione. L’obiettivo della presidente del Consiglio era mettere a tacere il martellamento dell’ex amica-consulente, ordinando al ministro di mettere impietosamente in piazza la sua vita privata. Non è servito a niente: Meloni l’ha toccato con mano nell’intervista alla Stampa di giovedì, poi con quella che sapeva sarebbe stata ancora più imbarazzante in programma ieri sera su La7 nella trasmissione In onda.

Di più: la convinzione al piano nobile di Palazzo Chigi era che Maria Rosaria Boccia volesse alzare sempre più il tiro fino a giocarsi le carte più pesanti in contemporanea con il G7 della Cultura. Sarebbe stato un disastro compiuto sotto gli occhi del mondo. Un rischio che la premier ha capito di dover evitare a tutti i costi. Così, come ha finalmente capito che non solo il ministro ma l’intero governo e lei in particolare si erano ridotti a ostaggio della quasi-consulente, dei suoi messaggi sibillini, della sua strategia fatta di dire e non dire, delle sue minacce velate, degli accenni continui alla ’ricattabilità’ del ministro. Uno stillicidio. Così, all’ora di colazione ha annullato il viaggio a Verona, decidendo di intervenire al G7 dei Parlamenti solo in video collegamento per evitare domande scomode. C’erano dubbi persino sulla partecipazione a un evento importante come quello di Cernobbio: una situazione evidentemente non più sostenibile.

Il ridicolo ma anche il sospetto gravava oramai non solo su Sangiuliano, figura un po’ da commedia all’italiana di serie B, ma sull’intero governo e sulla sua persona. Dunque, Giorgia ha messo da parte finalmente i temporeggiamenti esiziali dei giorni scorsi e ha agito con la dovuta drasticità, con l’obiettivo di chiudere una volta per tutte la vicenda. Si vedrà: la certezza del risultato si avrà solo nei prossimi giorni. In ogni caso e per quanto l’ex ministro della Cultura sia apparso, non solo in questi giorni anche in tempi meno recenti, ben poco adeguato al ruolo istituzionale, qualche perplessità le sue dimissioni a fronte della permanenza al governo di una figura certamente più discutibile come Daniela Santanchè innegabilmente le creano. A questo punto la premier sa di dover più prima che poi affrontare anche quel nodo prima che diventi scorsoio.