Mercoledì 27 Novembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Di Maio: "Ogni volta serve intesa con quell'altro". Salvini irritato: "Mi chiamo Matteo"

Il vicepremier pentastellato in assemblea con gli attivisti: "Dopo le elezioni non avevamo alternativa. Il 'partito unico' vuole la caduta del governo". Tensione massima nell'esecutivo

Luigi Di Maio e Matteo Salvini (Ansa)

Luigi Di Maio e Matteo Salvini (Ansa)

Catanzaro, 29 luglio 2019 - Clima incandescente nel governo alimentato dallo stallo sui nodi irrisolti (tav, autonomia, decreto sicurezza bis). Che i nervi siano a fior di pelle lo dimostra lo sfogo di Luigi Di Maio ieri a Cosenza, il cui audio è pubblicato sul sito LaCnews24. "A volte dobbiamo subire l'atteggiamento della Lega che è insopportabile - dice il vicpremier pentastelalto in una riunione a porte chiuse con gli attivisti - Ma dopo le elezioni non avevamo alternativa: o andavamo all'opposizione o cercavamo di portare a casa il più possibile nelle peggiori condizioni. Ogni volta che si deve approvare un provvedimento, in Parlamento o in Cdm, ci dobbiamo sedere a un tavolo io, Conte e quell'altro là e dobbiamo fare un accordo".

Salvini: "Quell'altro? Mi chiamo Matteo". 

Quell'altro è inequivocabilmente Matteo Salvini che mal digerisce l'appellativo. "Posso non stare simpatico ma ho un nome, mi chiamo Matteo...", avrebbe detto il leghista a fonti a lui vicine. Nessuna reazione ufficiale comunque da parte del leader del Carroccio che starebbe valutando una rottura con l'alleato, forse anche prima della pausa estiva. Ma il contenuto del discorso di Di Maio prova che la tensione è massima. 

"Quando ti siedi a quel tavolo non puoi pretendere, perché se lo fai anche l'altro pretende e non si porta a casa niente - spiega Di Maio ai suoi - Tu cerchi di ottenere il 100% ma sai che a quel tavolo devi ridurre al 70-80. Arrivi al punto che ti chiedi ma questo 80 vale la pena approvarlo? Se siamo al punto di negoziare nostri valori non va bene ma se in una legge anti corruzione riesco a mettere il troyan, pene più severe per i corrotti, incompatibilità e carcere obbligatorio, cominciamo a portarlo a casa. Altre cose non si possono fare perché non sono nel contratto e due perché non abbiamo la forza ma non per la Lega ma perché la verità è che se non esistesse questo contratto con la Lega, in Parlamento ci sarebbe ancora un partito unico, quello a favore di Radio radicale e della Tav".

"Il 'partito unico' non vede l'ora di far cadere il governo, perché a settembre si vota il taglio dei parlamentari - è ancora lo sfogo di Di Maio - Da un punto di vista mio, che mi sto prendendo i vaffanculo perché sono tacciato di essere quello che fa gli accordi, l'amico di Salvini, a me aiuterebbe pure, tanto resto capo politico. Ma penso ai risultati da ottenere da qui a dicembre: taglio del cuneo fiscale, riduzione canore Rai, acqua pubblica, taglio dei parlamentari".

"Se ce la facciamo - ha aggiunto - non è che abbiamo segnato un punto a favore del movimento ma ci stiamo restituendo un paese un pò più decente non solo per i nostri figli ma anche per noi stessi". "Questi - ha affermato Di Maio - per differenziarsi in destra e sinistra usano un solo tema, che è la più grande presa per il culo: l'immigrazione. Poi su tutto il resto sono sempre d'accordo, la divisione gli serve solo per fare lo show. E su questo tema tanti ci campano, pure qualcuno di noi. Noi siamo post ideologici, che significa non affrontare problemi con ideologiche pregresse. Invece alla fine, in questa nuova polarizzazione dei media, perché conviene a tutti che il movimento sia oscurato su un tema, l'immigrazione, perché destra e sinistra possano rafforzarsi, perché stanno tutti lavorando per arrivare alle prossime politiche con i due poli. Io non credo funzionerà".