Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Di Maio padre su Facebook: "Lavoro nero? Non trovavo alternative. Luigi non sapeva"

Videolettera di Antonio Di Maio: "Attacchi spropositati pur di screditarlo". E il figlio vicepremier: "Finiamola qui"

Antonio Di Maio su Facebook

Antonio Di Maio su Facebook

Roma, 3 dicembre 2018 - Luigi Di Maio non sapeva nulla dei lavoratori in nero nell'azienda del padre. E' lo stesso Antonio Di Maio, genitore del vicepremier, a ribadirlo in un video pubblicato sulla propria pagina social. "Questa volta Facebook lo uso io", esordisce.  

In serata il vicepremier pentastellato, intercettato dai cronisti fuori dalla Camera, dichiara: "Oggi mio padre si è preso le sue responsabilità, anche pubblicamente, e ci ha messo la faccia. Io metto in liquidazione l'azienda, ora però possiamo anche finirla qui. Adesso è il momento di mettersi al lavoro per una manovra che dobbiamo portare a casa". 

IL VIDEO DI PAPA' DI MAIO - "Sentivo il dovere di scrivere - dice leggendo una lettera -. Mi dispiace per mio figlio Luigi che stanno cercando di attaccare ma, come ho già detto, lui non ha la minima colpa e non era a conoscenza di nulla". Quindi le scuse, nette e senza se o ma: "Chiedo scusa per gli errori che ho commesso, chiedo scusa alla mia famiglia per i dispiaceri che hanno provato, e chiedo scusa anche agli operai che hanno lavorato senza contratto per la mia azienda anni fa". 

"Mi assumo tutte le responsabilità"

"Come ogni padre ho provato a non far mancare nulla alla mia famiglia - spiega Antonio Di Maio -. Per questo, nei periodi difficili, ho cercato di andare avanti da solo perché non volevo pesare su di loro".  E racconta: "So che tanti papà mi capiscono. Essere un piccolo imprenditore non è facile, soprattutto quando le commesse non vengono pagate". Perché "quando c'è crisi e a volte si ha paura di non poter andare avanti. Ho sbagliato a prendere lavoratori in nero, per carità, ma l'ho fatto perché in quel momento non trovavo altre soluzioni a una situazione difficile". Quindi ammette: "Io ho certamente commesso degli errori, delle leggerezze di cui mi prendo tutta la responsabilità. E, come ho già detto, sono pronto a rispondere dei miei errori ma dovete lasciar stare la mia famiglia".

"Attacchi spropositati"

Poi si lancia nella difesa a spada tratta del figlio."Come scritto da mia cugina, non potendo attaccare l'onestà, la trasparenza e il coraggio di Luigi, ecco che sono partiti gli attacchi spropositati verso la sua famiglia, pur di screditarlo e togliergli la voglia di andare avanti", spiega. "Cosa che, se conosco mio figlio, non succederà", aggiunge. 

E a proposito delle accuse che lo vedono coinvolto, precisa: "Non esiste nessuna elusione fraudolenta. Nel 2006 ho deciso di chiudere la mia azienda per debiti tributari e previdenziali, che non ero in grado di pagare, questi avevano bloccato l'attività  di impresa, per cui non vi era altra strada che chiuderla". E chiarisce: "Non ho sottratto i miei beni alla garanzia dei creditori, tant'è che quattro anni dopo, nel 2010, Equitalia iscrive ipoteca legale su due terreni e un fabbricato  di mia proprietà a Mariglianella".

Quindi prosegue: "Successivamente mia moglie ha avviato una nuova attività di impresa che ha pagato regolarmente la tasse, quindi non c'è stato nessun intento elusivo, né elusione di imposte sui redditi prodotti dalla nuova ditta  di mia moglie, né sottrazione della garanzia patrimoniale per i debiti pregressi alle pretese dei miei creditori". 

"Mi dispiace per Luigi"

E ancora: "Luigi a volte ha dato una mano in azienda, come fanno tanti figli con i padri, e ci sono tanti documenti che lo provano: lui li ha già pubblicati. Io sono molto orgoglioso dei miei figli e sono orgoglioso di Luigi". Poi sottolinea: "Non voglio certamente discolparmi se ho fatto degli errori". E, con voce che si incrina, conclude: "Voglio da padre a figlio dire a Luigi che mi dispiace per tutto quel che sta passando. Da padre posso solo incoraggiarlo ad andare avanti, non perché è mio figlio, ma perché credo che sta facendo il bene di questo paese contro tutto e contro tutti".