Roma, 11 novembre 2018 - Restano alti i toni dello scontro condotto dal Movimento 5 Stelle alla stampa all'indomani dell'assoluzione della sindaca Virginia Raggi. Ma le parole di Luigi Di Maio, che ieri ha definito i giornalisti "infimi sciacalli", finiranno sotto esame del consiglio di disciplina dell'Ordine della Campania a cui lui stesso risulta iscritto. "In relazione alle affermazioni del vicepremier e ministro dello Sviluppo, Luigi Di Maio, giornalista pubblicista, iscritto all'Ordine della Campania, l'Ordine della Campania seguirà le procedure previste dalla normativa vigente", spiega il presidente Ottavio Lucarelli. Pertanto anche "dopo le numerose segnalazioni giunte gli atti saranno trasmessi al Consiglio disciplina regionale, così come previsto dalle norme". Intanto la Federazione Nazionale della Stampa (Fnsi) annuncia, per martedì 13 novembre, un flashmob "aperto non soltanto ai giornalisti, ma anche a cittadini e associazioni che considerano l'informazione un bene essenziale per la democrazia". L'iniziativa si terrà in contemporanea nelle piazze dei capoluoghi di regione dalle 12 alle 13.
DI MAIO - Di Maio però non intende ritornare sui suoi passi. "Assolutamente no", risponde infatti a Massimo Giletti a 'Non è l'arena' su La7. "Quando ce vo' ce vo'", vale a dire "quando ci vuole ci vuole", aggiunge il vicepremier.
SALVINI - "Fate un applauso che a noi i giornalisti stanno simpatici anche perché ci trattano sempre bene. Ma noi siamo dei signori", dice invece con ironia Matteo Salvini, alla scuola di formazione politica della Lega. Il segretario del Carroccio e vicepremier però si era espresso anche prima in merito alla vicenda. "Io faccio il giornalista: apprezzo la libertà di pensiero e di critica" e quindi "solidarizzo con chi fa bene il suo lavoro ma non con quelli che applicano il pregiudizio e non la notizia", aveva detto a margine della sua visita a Eicma a Milano. "A volte non c'è informazione ma pregiudizio da cinque mesi contro questo governo, contro la Lega e contro di me: ma io queste cose preferisco tenerle per me e andare avanti. Solidarizzo con i colleghi che fanno bene il loro lavoro, non con chi applica il pregiudizio".
ZINGARETTI - Invita invece a chiedere scusa il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che si dice "contento che Virginia Raggi sia stata assolta". "Lo sono dal punto di vista personale e umano. E lo sono politicamente perché ho sempre sostenuto nella mia vita il rifiuto totale di scorciatoie giudiziarie per affrontare nodi e battaglie che sono politiche", scrive invece su Facebook il governatore. "Ora tutti si aspettano che, comunque, a Roma si volti pagina perché così non si può andare avanti. Noi siamo pronti a dare una mano - prosegue Zingaretti -. Ma, per cortesia, vergognatevi per la vostra aggressività questa volta verso i giornalisti". "Siete stati voi che, anche a Roma, in occasione dell'avvio di qualsiasi indagine giudiziaria, vi siete comportati come delle iene feroci calpestando la normale dialettica politica e aggredendo con una violenza inaudita tutti coloro che erano anche solo oggetto di inchieste, con squallide conferenze stampa e sceneggiate. E si era solo a un livello di indagine e non di processo. Danneggiando in questo modo anche la tranquillità con la quale le indagini giudiziarie devono giustamente svolgersi. Lo avete fatto calpestando quella dignità di relazioni che ora, in maniera sfacciata, pretendete per voi stessi. Quindi - conclude l'esponente del Pd - da voi attendiamo l'unica cosa seria che ancora non avete fatto: chiedete scusa".
BONAFEDE - Più cauto nella scelta delle parole, ma ugualmente critico il ministro della Giustizia, il pentastellato Alfonso Bonafede. "Non avrei usato quei termini, ma non mi scandalizza. Sono più scandalizzato dal trattamento che hanno usato nei confronti di Virginia Raggi. In questi due anni c'è stato un tiro al bersaglio", dice il Guardasigilli ospite a '1/2h in più' su Rai3. "Ciascuno ha lo stile con cui esprime il suo pensiero - spiega - In due anni Virginia Raggi è stata letteralmente massacrata dalla stampa. Agli altri carezze, a noi fanno pelo e contropelo. C'è un trattamento differenziato anche tra Lega e M5S: c'è una stampa che non vuole far sapere ai cittadini ciò che facciamo. Questo è quello che mi infastidisce". "Mi dà fastidio che ci sia una stampa che non vuol far sapere ai cittadini che le cose le facciamo", e nel caso di Virginia Raggi questo - agli occhi di Bonafede - è stato finora evidente. E a proposito della situazione di Roma, il ministro pentastellato ha rilevato che "è governata bene nella misura in cui si eredita una città sette volte più grande di Milano e ha lo stesso trattamento, in termini economici, di altre città".
"Di Maio aveva fatto una lista sui giornalisti che hanno mentito, lista portata all'Ordine dei Giornalisti, ed è stato accusato di aver fatto la lista di proscrizione, la stampa sta cercando di difendere un sistema contro il M5S, perché siamo contro il sistema dell'editoria", prosegue Bonafede annunciando che la legge sul conflitto d'interessi riguarderà anche questo settore.
BATTISTA - Alessandro Di Battista parla invece di "sepolcri imbiancati" che recitano - "tra l'altro male - la parte delle verginelle". "Ci attaccano perché raccontiamo i fatti...", scrive su Facebook dal Nicaragua l'esponente grillino che, ieri, aveva usato parole ancora più pesante all'indirizzo dei giornalisti rispetto a quelle usate dal collega Di Maio.