Roma, 31 gennaio 2020 - È in Iran, lontano dal caos che regna nel Movimento 5 Stelle, ma è bastata una sua foto sui social, uno scatto della moschea di Jamkaran, che in rete è scoppiato l’inferno. E persino lui, ’Dibba’, si è dovuto sorbire una reprimenda da parte della sua base social, per nulla affascinata dalle sue ‘vacanze di studio’.
Un attivista, per primo, gli rimprovera l’assenza in un momento di estrema difficoltà per il Movimento: "Mentre tu sei in ferie – scrive demon201181 – c’è un Movimento alla deriva... o stai dentro o stai fuori".
Ma Dibba non si accontenta della difesa d’ufficio di altri militanti. E ribatte: "In vacanza a Khorramshar a studiare il conflitto con l’Iraq per poter scrivere in futuro robe che non leggi altrove, ma tu sei qui a giudicare in modo così superficiale". Un altro attivista, Gerardo Ansalone, però, lo attacca in maniera ancora più urticante: "Ringrazia i 5 Stelle, il più grande ufficio di collocamento del mondo". Di Battista ne ha anche per lui: "E io che ci spreco ancora tempo. Vivi nella tua bolla, amico mio. Contento tu".
Qualcuno gli chiede che cosa aspetti a tornare, vista la situazione: "Grazie – la risposta – infatti appena finito di fare le mie ricerche (lo ripeto non sono pagato con denaro pubblico e devo come tutti portare avanti le mie attività), tornerò".
L’espulso Gianluigi Paragone corre in sua difesa. "Sono amico di Alessandro Di Battista e onestamente non capisco quegli attivisti che lo stanno criticando. Per chi, come me, sta criticando duramente la strategia dei vertici, sapere che c’è ancora chi crede nelle battaglie vere del MoVimento fa ben sperare".
Su Dibba si vedrà, ma oggi il M5s è una polveriera sul punto di esplodere. È in corso una guerra, coi fedelissimi di Di Maio ormai asserragliati intorno al reggente Vito Crimi e con tanta voglia di cogliere l’occasione del disordine per regolare conti antichi. Intanto due senatori sarrebbero stati espulsi per le mancate rendicontazioni.
Ma sotto attacco è anche un 5 Stelle del calibro del presidente dell’Antimafia, Nicola Morra. Reo di aver ammesso di non aver votato il candidato grillino in Calabria, Francesco Aiello, perché la lista conteneva "anche una semplice ambiguità". In Calabria per i 5 Stelle è stata una débâcle, non sono neppure entrati in consiglio regionale e Morra è il capro espiatorio di scelte non sue, con gli attivisti che hanno lanciato una raccolta firme per chiedere ai probiviri di prendere provvedimenti. Alcuni parlamentari avrebbero avanzato la richiesta di espulsione, cogliendo al balzo la possibilità di epurare il senatore ‘ribelle’: "Morra non è stato corretto nei confronti degli altri iscritti – si legge in un documento interno – le sue dichiarazioni sono sembrate andare verso un vero e proprio boicottaggio".