Roma, 3 settembre 2018 - Il Movimento 5 Stelle cala i suoi assi. Alla vigilia della settimana calda che tra consiglio dei ministri e incontri sulla manovra impegnerà (e non poco) il governo, gli stellati schierano l’artiglieria pesante: Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista. Il primo sale sul palco della festa del Fatto, la Versiliana, per una volta senza cravatta, rilancia il grande cavallo di battaglia stellato: «Il reddito di cittadinanza si farà nel 2019». E promette, deciso: «Non possiamo pensare di stare dietro ai giudizi di un’agenzia di rating, ma poi pugnalare alle spalle gli italiani». Il secondo, capelli spettinati e polo, si collega dal Guatemala per rinforzare la linea.
Reddito di cittadinanza, Di Maio: "Deve partire entro il 2019" «La presenza di Dibba, prima delle grandi manovre giallo-verdi è un segnale importante. Alessandro, da fuori, può esprimere le parole d’ordine più autentiche del Movimento in modo più forte. Lui è libero, Luigi ora è al governo...», spiegano fonti parlamentari stellate. In pratica, può aiutare Di Maio a tenere la base che, ultimamente, ribolle. Colpa dello strapotere di Matteo Salvini soprattutto, ma anche le ‘uscite’ sinistrorse di Roberto Fico non aiutano a tenere le truppe. È vero, però, che in ambienti stellati, si parla anche di altro. E cioè di Di Battista di nuovo in campo in caso di elezioni anticipate. Da qui, l’exploit dell’intervista alla Versiliana. Una tempistica, quindi, non casuale, visto che – dicono fonti parlamentari – quella che si apre è «una settimana importante».
Governo, dai migranti all'Europa. Tutte le frizioni dei giallo-verdi
Lla legge di Stabilità «sarà lo spartiacque tra Movimento 5 Stelle e Lega». In sintesi: si vedrà chi dei due contendenti strapperà più budget al ministro dell’Economia, Giovanni Tria. E, da qui, spiegano fonti stellate, si stabilirà chi avrà vinto la partita di governo. Di certo c’è che l’uscita di Dibba, in viaggio in Centro e Sudamerica da mesi con compagna e figlioletto al seguito, ha esaltato la base social degli stellati: «Torna il prima possibile»; «Non ci abbandonare»; «Avevi detto che una volta al governo in due settimane si bloccava la Tap, e ora?»; «Manda Luigi Di Maio in Guatemala». Commenta pure Carlo Taormina, avvocato ed ex sottosegretario con Berlusconi, ora simpatizzante dei grillini: «Meno male che sei tornato».
La rentrée di Dibba, però, è letta (per ora) in chiave anti-Salvini. Di Maio e Di Battista si sentono spesso e si sa che Alessandro a breve tornerà. Qn, già ad agosto, aveva rivelato che dicembre poteva essere il mese giusto per il rientro e che gli sarebbe stato affidato un ruolo importante. Si è vociferato di una candidatura di Dibba alle Europee, ma il padre dell’ex onorevole, Vittorio, rigetta l’idea come «una stronz...» e, in ambienti stellati, puntano su di lui per un altro scenario. In caso di crisi di governo, Di Maio sarebbe fuorigioco e toccherebbe a Di Battista.
Lui, comunque, nel suo intervento video difende Di Maio: «I giornali pompano Salvini perché l’establishment lo ritiene meno pericoloso del M5S. Per questo dicono che noi e Luigi siamo subalterni...». Risponde anche a chi spera che i grillini si smarchino dalla Lega per tornare alla purezza iniziale e ‘giustifica’ il governo con il Carroccio: «Lo sostengo. Non ci sono alternative. Il Pd è un partito morto». Poi punge: «La voglia di cambiare le cose della Lega salviniana si vedrà presto, già dalla revoca della concessione ad Autostrade». Il suo dubbio è che in via Bellerio ci sia una «Lega maroniana camuffata».
I due big del Movimento parlano anche delle grandi opere, Tav e Tap. Dibba spiega «che non essendo al governo da soli» bisogna riferirsi al contratto di governo, ma confida che l’obiettivo è convincere la «Lega, in quanto socio di minoranza». Pure Di Maio spiega di essere contrario. Presa di posizione che, dalle parti azzurre, viene bollata come opposta a quella del premier Conte che, con Trump, parlò di «opera strategica».