Beppe Grillo invia una lettera a Elly Schlein “di referenza per Candidatura di Giuseppe Conte”. Una raccomandazione al vetriolo: “Ritengo che Conte (simpaticamente Oz) sia la persona giusta per guidare il Pd. Ha già portato risultati tangibili: ha trasferito milioni di voti dal M5s al Pd. Vi chiedo di considerare la generosità e l’abnegazione. Porterà il suo stile unico, fatto di compromessi creativi, strategie e un tocco di teatralità istituzionale. È l’uomo giusto per il Pd, pronto a dare al vostro progetto l’imprevedibilità che mancava”. Oltre a merito e destinataria, conta la coincidenza con il voto bis per la Costituente, in corso fino a domani (perché sia valida serve la partecipazione di almeno metà degli iscritti). Replica Conte: “Le battute non gli mancano, credo che la questione sia seria, se ci dovessimo affidare alle battute scriverei una lettera di referenze a Draghi, perché lo assuma per una consulenza”. E lancia un avvertimento: “Sulla possibilità di un contenzioso siamo attrezzati, gli ultimi che si sono azzardati a impugnare qualcosa hanno pagato le spese, lite temeraria. Quindi metterei da parte il contenzioso legale”.
Roma, 7 dicembre 2024 – Onorevole Pina Picierno, vicepresidente dem del Parlamento europeo, come valuta le crisi in Germania e in Francia e le difficoltà del socialisti nel resto d’Europa?
“Viviamo una contingenza storica molto particolare, a essere sotto attacco è la democrazia liberale nel suo complesso, le fratture sociali nella società producono rabbia, astensionismo e instabilità. C’è una grossa sottovalutazione della posta in gioco che non è solo la vittoria di uno schieramento, ma il futuro della nostra casa comune: l’Europa. Le autocrazie bussano alle nostre porte cercando, come in Georgia, Moldavia e Romania di influenzare il voto, la Russia prova a soffiare sul fuoco dello scontento. La partita mi sembra epocale e non locale. Unire le istanze sociali con le grandi questioni del nostro tempo è un impegno centrale per i socialisti e i democratici”.
Con la segreteria Schlein il Pd ha inaugurato una fase di crescita. Merito di un fortunato mix tra leadership liberal e ceto dirigente riformista?
“Credo semplicemente che i cittadini abbiano ben capito che se tante cose nel nostro Paese sembrano ingiuste, inique, lente, non libere, il Pd resta lo strumento più utile per cambiarle”.
La crescita del Pd ha dimostrato di coprire benissimo il centro riformista, mentre declina il M5s. Al centrosinistra rischia di venire a mancare la sinistra?
“Mi pare che l’unico partito che può contare, ieri come oggi, su un elettorato popolare nel centrosinistra sia il Pd. Il M5s vive una crisi di progetto e di identità, ma è un destino comune ai partiti e i movimenti che nascono sull’onda del populismo: difficilmente approdano senza traumi all’età adulta”.
Quanto vi preoccupano le difficoltà dei 5 Stelle, vista la necessità di una coalizione unitaria alle politica?
“A me preoccupa la proposta politica e programmatica che sapremo mettere in campo contro le destre e i sovranisti in Italia e in Europa. Lavoro ogni giorno per un Pd forte e per una coalizione plurale, europeista e costruita su un orizzonte valoriale saldo che sappia parlare di libertà, pari opportunità e diritti per tutte e per tutti. La coalizione non è il risultato di una operazione aritmetica: la politica è visione, se la riduciamo a somme, sottrazioni e divisioni, diventa tutto molto difficile. La questione non è solo l’unità e non sono neanche solo i veti imposti da Conte, ma quale Paese, quale Europa, quale mondo immaginiamo per il futuro. Proporrei di concentrarci sulla proposta di governo, cosa che richiederà impegno, perché registro che al momento le distanze su molti punti cruciali, per esempio sulla politica estera, sono importanti”.
La crisi Stellantis e le dimissioni di Tavares riportano all’ordine del giorno il sostegno alla filiera, vista anche la crisi di VW. Come si concilia il sostegno all’auto europea e la decarbonizzazione, nel momento in cui l’Europa non produce batterie e le importa dall’Asia?
“Prima seria questione è non aver accompagnato le ambizioni ambientali con risorse e strumenti adeguati alle relative ambizioni industriali. Tutto si deve tenere, perché la transizione ecologica è soprattutto una nuova politica industriale. E credo sia questo il modo giusto di affrontare i termini della questione, come scritto correttamente anche nel Rapporto sulla competitività di Mario Draghi. E mi pare che lì ci siano tutte le soluzioni che stiamo cercando. Basta metterle in pratica”.