Baby gang e femminicidi, la stretta sarà dura ma slitta di qualche giorno proprio per essere più incisiva. Il governo andrebbe verso uno spacchettamento del decreto sicurezza. L’orientamento è emerso ieri sera dopo una lunga riunione al Viminale tra i tecnici dei ministeri competenti e di Palazzo Chigi. La decisione è quella di portare solo la parte relativa all’immigrazione nel consiglio dei ministri di oggi pomeriggio, il resto (femminicidi, baby gang/cyberbullismo, maggior uso dei taser) verrà inserita in un secondo decreto che dovrebbe andare in Cdm a inizio gennaio. A decidere, visti i testi, sarà comunque stamani la stessa Giorgia Meloni.
Sull’immigrazione la linea era chiara già da giorni. "Servono sanzioni più efficaci rispetto a quelle vigenti", aveva detto il ministro Matteo Piantedosi. E così, arriva il decreto. Chi soccorre le imbarcazioni in difficoltà potrà compiere soltanto un salvataggio e dovrà subito informare la Guardia Costiera e le altre istituzioni di aver effettuato l’intervento, chiedendo contestualmente l’approdo in un porto sicuro. Vietati anche i trasbordi da un’imbarcazione all’altra. Una volta effettuato il soccorso i volontari delle Ong dovranno informare i naufraghi della possibilità di chiedere asilo attivando così la procedura per la ricollocazione.
Chi non rispetterà queste regole rischia sanzioni che possono arrivare al sequestro e la confisca della nave. Ieri il Viminale ha assegnato il porto sicuro alla Ocean Viking, la nave di Sos Mediterranée che la scorsa notte ha soccorso 113 migranti, tra i quali anche tre neonati, che si trovavano su un gommone alla deriva nel Mediterraneo. Dovrà dirigersi al porto di Ravenna, che, si lamenta l’ong "è lontanissimo, a 900 miglia nautiche di distanza, a circa 4 giorni di navigazione" e questo "ci impedirà nel frattempo di fare altri soccorsi". E probabilmente la scelta del Viminale mirava anche a questo.
Per le baby gang e in particolare il tema del più serio disagio giovanile arriverà il “Daspo urbano“ (come per gli ultras o, dal 2017, gli spacciatori e chi minaccia il “decoro urbano“) anche per i minori tra i 14 e i 18 anni non compiuti. Il provvedimento impedirebbe di frequentare alcune aree, locali pubblici e zone della movida e verrebbe ritagliato su misura per la baby gang. Se si riuniscono in un centro commerciale, verrebbe vietato. Lo stesso per una piazza o un edificio abbandonato o persino una o più stazioni ferroviarie o della metropolitana o un intero isolato. Non solo. Dal momento che una componente frequente delle gesta delle gang sono chat e social, che servono per organizzare il branco e anche come palcoscenico, è previsto la possibilità di disconnetterli, prevedendo il divieto di uso del cellulare e, si sta verificando se possibile, un blocco all’accesso dei social. La misura è largamente teorica, perché l’accesso a cellulari intestati ad altri sarebbe illegale ma facile, ma comunque simbolica. E se si arriverà al blocco dell’accesso ai social, significativa per degradare il prestigio della gang.
Che serva intervenire ne è ben conscio il Guardasigilli. "Quanto successo nel carcere Beccaria di Milano – ha detto Nordio – è l’ultima spia di un crescente e allarmante disagio giovanile, di cui tutti, ciascuno nel proprio ruolo, siamo chiamati ad occuparci". "Il contrasto alla devianza giovanile – ha osservato il ministro – chiama in causa le istituzioni della giustizia, ma anche della scuola, della salute, della cultura, insieme al mondo dell’associazionismo e del terzo settore. È mia intenzione proporre il prima possibile l’istituzione di un tavolo interministeriale, che coinvolga tutte le istituzioni e il terzo settore, per continuare ad osservare in modo costante il fenomeno della devianza giovanile e individuare soluzioni efficaci anche in termini di prevenzione".
Grande attenzione c’è anche per introdurre norme incisive sul tema dei femminicidi. Il pacchetto sulla violenza di genere andrà a integrare il Codice Rosso, le ipotesi al vaglio riprendono in parte il pacchetto messo a punto lo scorso anno dalle ministre Marta Cartabia e Luciana Lamorgese. La fine della legislatura ha interrotto il cammino di quel disegno di legge, che prevedeva tra le altre cose l’arresto obbligatorio in alcuni casi anche senza la flagranza. Il governo studia l’ampliamento dei casi in cui sono previsti gli ammonimenti del questore e pene più severe per chi viola il provvedimento, il carcere per chi tenta di manomettere il braccialetto elettronico e una stretta ulteriore su misure per prevenire l’escalation di violenza come il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima.