Sabato 18 Gennaio 2025
COSIMO ROSSI
Politica

Ddl sicurezza, le proteste tornano pacifiche. Il grido: “La nostra libertà in pericolo”

Associazioni e sindacati manifestano contro il giro di vite imposto dal governo. Con loro anche qualche esponente del Partito democratico e di Avs

Roma, 18 gennaio 2025 – "Centomila luci contro il buio del regime". Con questo slogan associazioni e forze sindacali, insieme a qualche esponente della politica, sono scese in piazza ieri sera in diverse città italiane contro le numerose norme di inasprimento delle sanzioni penali previste dal cosiddetto Ddl sicurezza varato dal ministro Matteo Piantedosi. In centinaia, più che migliaia, sono scesi in a in corteo a Bologna e in piazza a Sant’Andrea della Valle a Roma, così come in piazza Plebiscito a Napoli, a Reggio Emilia, Empoli, Asti e altre città capoluogo e non solo. Le manifestazioni sono state promosse da Amnesty, Anpi, Cgil, Arci e Avs; con l’adesione di gruppi studenteschi, anarchici, filo palestinesi e persino quale sparuto esponente del Pd.

Gli scontri a Roma dell'11 gennaio
Le proteste tornano pacifiche. Il grido: "Nostra libertà in pericolo". .

Mentre a Napoli si registrano episodi di guerriglia urbana per la "notte del cippo", festa patronale di Sant’Antonio Abate protettore degli animali, le manifestazioni politiche sono state oltremodo pacate. "Portiamo la luce della resistenza sociale contro le ombre di chi vuole negare diritti e libertà", invoca la rete ‘No ddl Sicurezza’ contro la prossima approvazione del testo che, all’indomani del primo discusso via libera alla separazione delle carriere tra magistrati inquirenti e giudicanti, unisce anche magistrati e avvocati nella critica.

Se per l’Anm il ddl presenta "forme pericolose di un uso simbolico del diritto penale" in quanto punisce "in maniera sproporzionata il dissenso", gli avvocati dell’Unione delle camere penali si esprimono in maniera ancor più dura nella memoria presentata al parlamento. A loro avviso il ddl, "lungi dal porsi in sintonia con un programma di riforma della giustizia in senso liberale, rivela nel suo complesso e nelle singole norme una matrice securitaria, profondamente illiberale e autoritaria, caratterizzata da uno sproporzionato e ingiustificato rigore punitivo nei confronti dei fenomeni devianti meno gravi ed ai danni dei soggetti più deboli". Proprio ieri se ne è discusso a Roma in un consegno della Fondazione Magna Charta, nel corso del quale anche l’ex azzurro Gaetano Quagliariello ha invocato modifiche al testo.

Il vicepresidente della Camera di Forza Italia Giorgio Mulè nega la deriva securitaria e punitiva del Ddl. Di avviso opposto il capogruppo Avs al Senato Peppe De Cristofaro e i pochi dem scesi in piazza, come la parlamentare Cecilia D’Elia e il segretario romano Enzo Foschi. A dimostrazione che il tema della sicurezza rimane una patata bollente per l’opposizione, stretta tra la domanda di protezione dei cittadini e il silenzio sui recenti, discutibili episodi che hanno visto protagoniste le forze dell’ordine della morte di Ramy a Milano e nelle perquisizioni corporali alle ragazze che manifestavano nei giorni scorsi sempre in Lombardia.

Al riguardo il sindaco dem di Torino Stefano Lo Russo prova a proporre un "approccio integrato" con le autorità di polizia volto a "una sorveglianza rafforzata per contrastare l’illegalità nelle zone più critiche". Dichiarando la sicurezza "una priorità", il sindaco propone un modello integrato di "protezione sociale, riduzione delle disuguaglianze, riqualificazione delle aree più in difficoltà e inclusione di chi vive ai margini" con "una presenza capillare e visibile delle forze dell’ordine, specie nelle aree più critiche". E in proposito si dichiara anche contro il cosiddettro Daspo urbano che "per come è concepito non è a tutela della sicurezza" e "vuole solo cancellare dal panorama delle città le fasce deboli".