Domenica 1 Dicembre 2024
REDAZIONE POLITICA

Fratelli d'Italia e il ddl 'pro life': "Capacità giuridica agli embrioni". Cosa prevede

Il primo firmatario Roberto Menia: "Non si può giocare con la vita". Taibi (+Europa): "Inficerebbe la libertà di scelta delle donne"

Il senatore Roberto Menia di Fratelli d'Italia (Ansa)

Il senatore Roberto Menia di Fratelli d'Italia (Ansa)

Roma, 19 gennaio 2023 - È stato depositato al Senato un nuovo disegno di legge 'pro life', targato Fratelli d'Italia. La proposta di Roberto Menia, primo firmatario del ddl, è di modificare l'articolo 1 del codice civile per riconoscere la capacità giuridica ad ogni essere umano non dalla nascita, ma dal momento del concepimento. "Voglio proclamare il diritto di vivere, il diritto di nascere a quello che è già un essere vivente", ha dichiarato il senatore di Fdi ad Askanews. Il ddl di Menia si va ad aggiungere ad altri provvedimenti con obiettivi simili della maggioranza di centrodestra. Quello di Forza Italia a prima firma di Maurizio Gasparri - che prevede il riconoscimento della capacità giuridica del concepito - e uno del capogruppo della Lega Massimiliano Romeo, che prevede all'articolo 3 che "il concepito è riconosciuto quale componente del nucleo familiare a tutti gli effetti". Un disegno di legge di Isabella Rauti prevede, infine, l'istituzione della 'Giornata del nascituro'.

Il testo

Il disegno di legge è ancora "al drafting", ovvero in una fase preliminare che a palazzo Madama precede tecnicamente la presentazione vera e propria. Il testo, visionato dall'Adnkronos, è molto breve: "1. L'articolo 1 del codice civile è sostituito dal seguente: 'Art. 1. - (Capacità giuridica). - Ogni essere umano acquista la capacità giuridica dal momento del concepimento. I diritti patrimoniali che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all'evento della nascita". Nella relazione che accompagna il testo si legge fra le altre cose che "urge una completa disciplina dell'intervento manipolatore dell'uomo nell'ambito della genetica. Per questo è preliminare la definizione dello 'statuto giuridico dell'embrione umano', come richiesto anche dal Parlamento europeo nelle due risoluzioni del 16 marzo 1989 sui problemi etici e giuridici della ingegneria genetica e della procreazione artificiale umana. Anche nel campo dell'aborto, dove nella riflessione giuridica si accavallano e si combinano in vario modo concetti diversi ('stato di necessità', 'conflitto di diritti e di interessi', 'tutela della vita', 'autodeterminazione della donna', 'servizio sociale'), è indispensabile individuare con chiarezza il significato giuridico dell'essere umano nella fase più giovane della sua esistenza. Lo esige la stessa legge 22 maggio 1978, n. 194, la cui affermazione iniziale ('Lo Stato (...) tutela la vita umana fin dal suo inizio') deve meglio essere precisata". 

Il dibattito

"Non possiamo raccontarci ipocritamente che la vita nasce nel momento in cui il bimbo esce dall'organo femminile. La vita nasce ben prima", spiega il parlamentare di FdI intercettato al termine della seduta dell'aula di palazzo Madama. Menia rivendica di non essere "un pasdaran", ma aggiunge: "C'è gente che ci parla della sensibilità delle piante, ci preoccupiamo delle foche monache, siamo diventati tutti animalisti, il Covid ci ha insegnato che c'è addirittura un superpotere che ci protegge la nostra salute, devono decidere pure quando dobbiamo morire ma sul diritto di nascita si può giocare con la vita... Non si può giocare con la vita". 

"È un dibattito antico che ci accompagna da prima e durante la discussione della Legge 194: quello tra vita e persona", lo afferma Carla Taibi, vice-presidente dell'Assemblea di +Europa. "Nel corso del tempo, ci si è attestati sull'assunto per il quale l'embrione o il feto non possono essere considerati soggetti giuridici perché non hanno ancora le caratteristiche necessarie per essere considerati tali. In generale, per essere considerato un soggetto giuridico, un individuo deve avere una certa capacità di agire e di essere soggetto a diritti e doveri", spiega. "L'embrione, durante le prime fasi dello sviluppo, non ha ancora raggiunto queste caratteristiche. Inoltre, l'embrione è ancora parte del corpo della donna e non ha una soggettività giuridica indipendente". "Riconoscere diritti giuridici all'embrione o al feto inficerebbe la libertà di scelta delle donne: potrebbe portare ad una limitazione delle opzioni disponibili per le donne in gravidanza, aumentando il rischio di aborti clandestini e pericolosi", aggiunge. "Mentre la questione dell'aborto dovrebbe essere valutata come una questione di salute pubblica e di accesso alle cure mediche, piuttosto che come una questione morale o religiosa". Ma secondo il senatore Menia "Europa sta morendo" proprio perché "si vuole affermare il diritto di qualcuno di decidere che qualcun altro non ha il diritto di nascere". Poi aggiunge che trova "moralmente ributtante" quando "si fanno cose strane" come "giocare con gli embrioni" o "due maschi che si mettono insieme rivendicano il diritto all'omogenitorialità, vanno a comprarsi attraverso l'utero di qualcuno un bambino".