Domenica 11 Agosto 2024
ERIKA PONTINI
Politica

Dario Nardella (Pd): "Un nuovo campo largo? Servono valori condivisi, non alleanze occasionali"

L’eurodeputato: “Per il Partito Democratico il pluralismo è la chiave del successo. Il voto in Toscana? Bene il cantiere, ma Giani ha fatto un buon lavoro. Le regionali saranno il test per valutare la coalizione di centrosinistra"

FE_FUNAROSCHEIN010-90957925

Dario Nardella

Roma, 11 agosto 2024 – "Cosa direbbe Berlinguer del campo largo? Che un campo vincente non si misura con il metro ma con la capacità di rispondere ai bisogni dei lavoratori e della società".

Dario Nardella, ex sindaco di Firenze e parlamentare europeo si è concesso qualche giorno di vacanza in Canada con la famiglia ma il tema rovente dell’estate resta centrale: trasformare il centrosinistra in una corazzata, ma con tutte le incognite del caso.

Eppure dentro il Movimento 5Stelle c’è fermento...

"È comprensibile che si apra una riflessione sulla sua nuova identità intorno alla leadership di Giuseppe Conte. I 5 stelle non sono più il movimento anti-sistema e anti-politico che voleva aprire il parlamento come una scatoletta. Ora ha molti eletti in tutte le istituzioni, ha nel suo patrimonio l’esperienza di governo nazionale e ha scelto nel Parlamento europeo una chiara collocazione a sinistra. Fattori di novità su cui credo si costruirà la nuova identità.

Ma con il Pd questo matrimonio s’ha da fare?

"Quanto al rapporto con il Pd questo si misurerà nel modo in cui affronteremo le nuove sfide a partire dal banco di prova delle elezioni regionali in Emilia Romagna, Umbria e Liguria".

Ma a Firenze per le elezioni a sindaco non si è riusciti a mettere insieme Iv e 5S...

Il modello di Firenze è stato vincente perché si sono combinati due fattori: i risultati del governo precedente riconosciuti dai cittadini e la costruzione di una coalizione unita dalle proposte e dai valori e non da formule astratte. Questo vale anche per la Toscana: niente ammucchiate, perché una alleanza deve essere prima di tutto forte e credibile se vuole essere anche larga.

Niente ammucchiate, dice. Ma l’apertura del suo ex amico Renzi la convince?

Tutto ciò che può rafforzare il centrosinistra non va a priori scartato. Ma le alleanze si realizzano partendo dalla convergenza reale su temi centrali, come il lavoro, la giustizia, l’economia, le riforme, dalla sintonia con l’elettorato e dalla condivisione di valori. Una alleanza seria e non occasionale si può costruire solo su questi presupposti.

Lei lavora al progetto di una rete di riformisti. Una corrente del Pd?

Neanche per idea! Nessuna corrente personale. Io parto dalle sollecitazioni che mi arrivano da tanti mondi dentro e fuori il partito per avere un Pd sempre più unito che sostenga Elly Schlein nel realizzare l’alternativa di governo a Meloni. Per essere uniti dobbiamo valorizzare il pluralismo del nostro partito come è stato fatto con successo con le liste elettorali europee. Superiamo lo scontro congressuale, le vecchie correnti e appartenenze e apriamoci alle energie sociali, economiche e culturali esterne che possono portare nuova linfa al partito. In questo senso ben vengano nuove occasioni di ascolto e confronto.

E il campo largo per le Regionali della Toscana come lo vede?

Condivido la proposta di Emiliano Fossi di aprire un cantiere dopo l’estate, partendo dalle idee e dalle proposte. Dobbiamo essere innovativi e sempre attenti ai territori. Penso al potenziamento della sanità, a un piano strategico per i prossimi 10 anni per le infrastrutture e la mobilità, a un grande impegno sull’innovazione tecnologica nell’economia, ad un patto per il lavoro e la formazione.

Mi dica la verità. Ci sono le condizioni per un Giani bis?

Il mio giudizio sul lavoro di Eugenio Giani, che ha fatto un solo mandato, è positivo ed è giusto che lui sia protagonista nel cantiere di idee.

E lei si vedrebbe candidato per la Toscana?

Se avessi pensato questo non mi sarei candidato al Parlamento europeo.