Roma, 20 ottobre 2015 - "La sfida è fare meglio dei francesi". Quelli che, come direbbe Paolo Conte, "le palle ancor gli girano". Il terreno di sfida, però, non è il ciclismo. E neppure la politica. Stiamo parlando di Massimo D’Alema e, nientepopodimeno che di vini. Massimo D’Alema, il Grande Timoniere, Baffino, Spezzaferro, ormai si occupa solo di vini, pregiati per carità, non più di politica. Vino comunque con spirito internazionale, che lui presenta a Londra, mica a in un’osteria di borgata. Di fronte a un pubblico upper class, fra cui l’avvocato socialite Nancy dell’Olio. E già, perché vera passione rimasta a D’Alema, in una fase della vita in cui tutte le passioni iniziano a spegnersi, è il vino e, per la precisione, il suo vigneto. Come fosse un partito che non c’è più o, forse, che c’è ancora solo nei suoi sogni, l’ex premier cura con amore, ostinazione, perseveranza il suo vigneto. La casa di produzione si chiama La Madeleine: sette ettari nel cuore (rosso, sì, ma solo nel colore del vino) dell’Umbria che produce 25-30 mila bottiglie l’anno.
La notizia è che i vini di D’Alema (pardon, de La Madeleine) sono sbarcati nella capitale britannica. Serata di gala, di quelle memorabili. Sessanta invitati selezionatissimi: oltre alla Dell’Oglio, l’ambasciatore italiano Terracciano, i cantanti Gigi D’Alessio e Gianna Nannini (noti intendori?). Location il ristorante italianissimo ma re della swining London ‘Gola’. Protagonista della cena, il NarnOt, crasi di Narni e Otricoli, "un cabernet franc in purezza, affinato un anno in barrique e due anni in bottiglia". Si sente il profumo del vino pregiato, ma anche il senso di spaesamento culturale del militante ex Pci-Pds-Ds. Persino la presunta stoccata ‘politica’ finale del vignaiolo D’Alema ("noi non vogliamo rottamare nulla"), più che all’odiato Renzi, si riferisce ai vitigni nuovi di casa Madeleine e alle sperimentazioni di Cabernet e barrique.
Solo una battuta è davvero rivelatrice del vecchio D’Alema: "Chi sostiene di fare cose nuove normalmente mente". D’Alema se la ride sotto i baffi perché tutti colgono la rasoiata al premier, ma la frase è freudianamente e tristemente rivelatrice: Massimo sta parlando a se stesso. Battuto, per sempre, dai tempi e dalle nuove armi della Politica, da leader furbi e fulminei come Napoleone mentre lui è fermo all’Ancien Régime, crede e spera ancora di mescere vino nuovo in otri vecchi. Ma il sapore resta di tappo.