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Massimo D'Alema
Roma, 11 marzo 2016 - Ancora veleni in casa Pd, dopo il caos primarie a Napoli. Massimo d'Alema attacca i vertici del partito che definisce "arroganti e atuoreferenziali", usa toni duri nei confronti dello scandalo che ha travolto le primarie a Napoli e non sembra approvare a pieno la candidatura di Giachetti a Roma. Non si fa mancare anche le critiche alla politica estera, in particolare al caos Libia, con tanto di stoccata a Renzi e Pinotti per quella che liquida come una ''antologia piuttosto confusa di dichiarazioni". E' un'offensiva mediatica su larga scala quella dell'ex presidente del consiglio, che parla dalle pagine del Corriere della Sera, poi intervistato da diverse testate Tv e poi a margine del convegnoa Roma organizzato da Sinsitra Italiana.
"PD IN MANO A GRUPPETTO DI ARROGANTI" - "Sta crescendo un enorme malessere alla sinistra del Pd che si traduce in astensionismo, disaffezione, nuove liste, nuovi gruppi. Nessuno può escludere che alla fine qualcuno riesca a trasformare questo malessere in un nuovo partito", dice D'Alema nell'intervista al Corriere. Un avvertimento che si può leggere come lo spettro di una nuova scissione nelle file Dem. E poi lancia l'attacco frontale al Nazareno, inteso sia come sede del partito sia come emblema dell'intesa con Berlusconi prima e Verdini poi. "Il Pd è finito in mano a un gruppetto di persone arroganti e autoreferenziali - ha attaccato D'Alema -. Dei fondatori non sanno che farsene. Ai capi del Pd non è passato per l'anticamera del cervello di consultarci una volta, in un momento così difficile. Io cosa dovrei fare? Cospargermi il capo di cenere e presentarmi al Nazareno in ginocchio a chiedere udienza a Guerini?". Poche ore e arriva su Twitter la risposta all'attacco di Matteo Orfini. "Leggo che D' Alema mi 'disconosce' perché sarei arrogante - cinguetta il presidente del partito -. Il che - francamente - non torna". Poi alle agenzie, spiega: "Sui temi politici che D' Alema pone discuteremo in direzione il 21 di marzo".
PRIMARIE - E' un fiume in piena l'ex premier e dice la sua anche sulle primarie concluse domenica scorsa in varie città, tra cui Roma e Napoli. D'Alema non risparmia le critiche al candidato sindaco che vinto le primarie nella Capitale, Roberto Giachetti. "Penso che la città avrebbe bisogno di una personalità più forte dopo le vicende drammatiche che ha vissuto", dice. E sulla possibile candidatura di Massimo Bray comemnta: "non so cosa farà Bray. Certo non ho il minimo dubbio che la sua candidatura sarebbe quella di maggior prestigio per la Capitale, mentre qui pare tutto un giochino interno al Pd. Roma merita un sindaco di alto livello, a prescindere dall'appartenenza di partito". Su Napoli, dopo il polverone scatenato dalle telecamere di Fanpage, che ha girato dei video-denuncia su voti "inquinati" D'Alema dice: "Bassolino denuncia un mercimonio. Produce video che lo provano. E il presidente del partito, con il vicesegretario, rispondono che il ricorso è respinto perché in ritardo? Ma qui siamo oltre l'arroganza. Siamo alla stupidità», aggiunge l'ex premier, secondo cui per le primarie «bisogna scrivere nuove regole, e intanto rispettare quelle che già ci sono".
LIBIA - L'offensiva continua, e prima del seminario di Sinistra Italiana l'ex premier mette nel mirino Palazzo Chigi anche sulla delicata questione libica. Quello affidato al mediatore Leon è stato un "finto negoziato" e la prova che la comunità internazionale abbia giocato male le sue carte in Libia, ragiona D' Alema, sta anche nel fatto che "per sei volte è stata annunciata la costituzione di un governo di unità nazionale che poi non si costitutiva perché chi lo faceva non aveva mandato a trattare". Dunque, osserva D'Alema nel suo seminario "l'Europa ha una grande responsabilità, e in questo caso anche l'Italia". E qui arriva la stoccata per il ministro Pinotti e il premier Renzi, definendo un' ''antologia piuttosto confusa di dichiarazioni su leadership, guida e 5mila soldati che c'erano e non c'erano''. D'Alema nel criticare la posizione dell'Italia nella crisi libica, chiama in causa un altro ex presidente del Consiglio, Romano Prodi. "L'unica cosa che l'Italia poteva fare - incalza D' Alema - era mettere in campo una personalità politica di primo piano. E non c'erano dubbi che se l'Italia, per esempio, avesse detto 'vi proponiamo Prodi come alto rappresentante Onu' tutte le diverse fazioni libiche lo avrebbero accolto volentieri".