Giovedì 26 Dicembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Cutro, governo diviso. Meloni non chiude a migranti per necessità. Lega: via i clandestini

Oggi nel luogo del naufragio il Consiglio dei ministri varerà le nuove misure sull’immigrazione Braccio di ferro nella maggioranza fino a tarda sera. Alla fine ci sarà un decreto unico

Roma, 09 marzo 2023 - ​Si fa presto a dire approccio pragmatico. Per Salvini significa una cosa, per Meloni tutt’altra, e si tratta di strategie se non proprio opposte, certo molto distanti. Per questo il preconsiglio dei ministri che ieri pomeriggio avrebbe dovuto dare corpo alle nuove misure sull’immigrazione che il governo riunito a Cutro varerà stasera si è arreso e ha rinviato a questa mattina. Di davvero certo alla vigilia ancora non c’è quasi niente, se non che è un unico decreto “recante disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare”. La premier non ha alcuna intenzione di uscire dalla riunione nella cittadina calabrese con l’immagine truce di chi, nel luogo di una tragedia che ha straziato l’opinione pubblica italiana, vara misure feroci. Punta, in accordo con l’Europa, all’opposto: un governo ragionevole, che non spalanca le porte, ma neppure le chiude, attentissimo alle ragioni dei profughi, deciso a "disciplinare l’immigrazione". Il capo leghista vuole invece tornare allo spirito e possibilmente anche alla lettera dei suoi decreti sicurezza.

Giorgia Meloni (Ansa)
Giorgia Meloni (Ansa)

Naufragio Crotone, le salme verso Bologna. Ma solo con il consenso dei familiari

Respingere gli arrivi, espellere gli irregolari, limitare i permessi di soggiorno. Insomma, la distinzione emersa in questi giorni tra la strategia del "fermare le partenze" e del "bloccare gli arrivi". Tanto che il Capitano non ha perso tempo nel cogliere l’appiglio offerto dal pugno di ferro promesso dal premier britannico Rishi Sunak: "Se arrivi illegalmente nel Regno Unito non puoi chiedere asilo", twitta.

Su alcuni punti , in realtà, l’accordo si profila facile: verranno inasprite le norme contro i trafficanti in termini di pena – attualmente da 1 a 5 anni – di multe (oggi sino a 15mila euro) – con l’introduzione di una aggravante ove si verifichino decessi di migranti durante il trasporto. Non dovrebbe incontrare grossi ostacoli nemmeno la decisione di garantire un accesso più facile ai profughi sia con i corridoi umanitari, soprattutto se arriveranno i 500 milioni di euro promessi da Ursula von der Leyen, sia con lo snellimento di procedura per la richiesta di asilo, nonché la scelta di intervenire sui centri d’accoglienza. Più complicata l’intesa sui flussi: il ministro Lollobrigida aveva parlato di 500mila ingressi legali, il collega Piantedosi – d’accordo con Salvini – aveva ridimensionato a 85mila l’anno. L’agricoltura ritiene di avere bisogno per il 2024 di 200mila lavoratori. Queste le cifre sulle quali si gioca una partita il cui esito sarà noto stasera. Sicuramente sarà introdotto un meccanismo premiale per cui i Paesi più bravi a bloccare le partenze, avranno una quota maggiore di ingressi legali.

La vera spina è ciò che nel decreto non dovrebbe esserci e Salvini pretende: la stretta soffocante sugli arrivi, permessi di soggiorno inclusi. Il Capitano gioca su due tavoli: mentre a Cutro si riunirà il governo, a Roma la commissione Affari costituzionali di Montecitorio calendarizzerà la proposta di legge leghista che sulle restrizioni per i permessi va persino oltre i decreti Salvini. "Ne discuteremo e vedremo se FdI li vota", annuncia un po’ minaccioso il capogruppo Molinari. "Noi non abbiamo obiezioni contro le proposte della Lega", replica il vicepresidente della commissione De Corato (FdI). Forza Italia si dice convinta che il decreto odierno renderà superflua la proposta di legge: è palese l’intenzione di usare questa vicenda come strumento di pressione sulla premier per forzarle la mano spingendola a inserire nel decreto quelle regole drastiche. Le cose oggi per Giorgia non saranno facilissime, ma c’è una possibile via d’uscita: accettare una parziale stretta sui permessi di soggiorno, con l’impegno a non rimandare a casa nessuno ove lì rischi la vita.

Meloni con il Viminale. Sponda dell’Ue

La partita è aperta, ma Meloni può giocare una carta pesante: il pieno appoggio europeo alla sua strategia confermato ieri anche dal primo ministro olandese Mark Rutte dopo l’incontro a Palazzo Chigi. Lui ammette che sull’immigrazione "non siamo d’accordo su tutto", ma conferma la volontà e la possibilità di lavorare insieme per trovare una soluzione "efficace". Esalta i due punti chiave della visione meloniana – la guerra ai trafficanti e l’intesa con i paesi africani – soprattutto apprezza quella lettera della presidente della commissione che per Meloni equivale a un decisivo "cambio di passo".

Palazzo Chigi: nessuna divergenza con Piantedosi