Venerdì 6 Settembre 2024

Custodia cautelare. Vietato pubblicare l’ordinanza

Arriva la stretta del governo, ma è polemica. Ora la norma passa al vaglio delle Camere.

Custodia cautelare. Vietato pubblicare l’ordinanza

Enrico Costa, deputato di Azione La norma nasce da un suo emendamento

"Al fine di rafforzare alcuni aspetti della presunzione di innocenza della persona indagata, è fatto divieto di pubblicazione del testo dell’ordinanza di custodia cautelare...". È questa la ratio della modifica dell’articolo 114 del codice di procedura penale, il cui decreto legislativo è stato approvato ieri Consiglio dei ministri. Il divieto, valido sino alla conclusione delle indagini preliminari o sino al termine dell’udienza preliminare, è preso per adeguare la normativa nazionale alle disposizioni della direttiva europea.

L’iter prevede ora il passaggio all’esame delle commissioni Giustizia di Camera e Senato, per il relativo parere comunque non vincolante, entro 60 giorni. Tutto era partito da un emendamento del deputato di Azione, Enrico Costa, ribattezzato "norma bavaglio" dai partiti di opposizione, e nella sostanza pone il divieto di pubblicare, integralmente o solo parzialmente, il testo del provvedimento col quale si dispone la custodia cautelare di un imputato, fino a che non siano concluse le indagini, o comunque sino al termine dell’udienza preliminare. Si tratta dunque di un’azione che sconfessa quanto fatto dall’allora guardasigilli Orlando, che nell’ottica di una riforma della Giustizia, ottenne dal Parlamento nel 2017 l’approvazione di una disposizione che consentiva appunto la pubblicazione di quanto contenuto nelle ordinanze di custodia cautelare. Dunque il nuovo provvedimento, costituito da tre decreti legislativi, e contestato dalla Federazione nazionale della stampa italiana, permettendo la pubblicazione solo di estratti, si propone "di rafforzare degli aspetti della presunzione di innocenza dell’indagato o dell’imputato, nell’ambito di un procedimento penale", come richiesto dall’Unione Europea.

Già all’indomani della stretta sulle intercettazioni voluta da Nordio, l’Fnsi aveva tuonato con un comunicato: "Siamo di fronte all’ennesimo bavaglio all’informazione, e ad un ulteriore squilibrio nel nostro sistema giuridico e costituzionale. Il testo approvato va al di là delle disposizioni europee e viola l’articolo 21 della Costituzione, il quale dice che "tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure".

Antonio Petrucci