Serve una politica "che pianti alberi di cui non vedrà l’ombra", dice il ministro della Difesa Guido Crosetto. Lui ci prova, esortando il Palazzo ad avere ambizione e capacità di visione. Lo fa sull’immigrazione, ad esempio, ricordando che "il tema migratorio va affrontato partendo dall’Africa e non gestito nell’ultimo miglio. Non si può fermare il mare costruendo un muro, bisogna costruire il futuro direttamente in Africa, che abbiamo visto come un grande problema ma può invece diventare una grande opportunità, l’America del secolo che viviamo. Di sicuro non esiste un futuro dell’Europa distaccato da quello dell’Africa".
"E quindi – prosegue – serve cambiare paradigma, come vogliamo fare noi con il piano Mattei. Ovviamente, non possiamo agire da soli e non basta neppure l’Europa. In un tema di questo tipo va coinvolta l’Onu".
Ma in cima alla sua agenda c’è sempre l’Ucraina e sui questo ieri ha fatto una analisi inedita ipotizzando che possano esserci novità a primavera. "Credo che l’inverno – ha detto il ministro della Difesa, intervistato dalla direttrice di QN Agnese Pini al Festival delle città, organizzato a Roma da Ali (Autonomie locali italiane) – bloccherà le attività terrestri e temo che possa incrementare le attività aeree da parte della Russia che non ha ancora utilizzato aerei di quarta e quinta generazione di cui dispone. Ho l’impressione che qualcuno possa considerare questo inverno come il punto dirimente di un conflitto che sembra non voler mai terminare e che dopo la controffensiva ucraina e la controffensiva russa, la primavera possa essere il periodo in cui, esaurite da tutte e due le parti le armi, si possa aprire un dialogo". Magari fosse così.
Crosetto, che cerca di evitare polemiche, ha invece frenato sul nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev. "Su un eventuale ulteriore pacchetto di aiuti dell’Italia a Kiev – ha detto ad Agnese Pini – c’è già tantissima gente che ne parla non avendone competenza, evito di parlarne io. Anche perché è secretato".
Intervistato da Sky TG24 è stato anche più esplicito. "A Kiev il ministro Tajani – ha detto Crosetto – ha espresso una scelta politica. Quando si parla di forniture all’Ucraina ci sono due aspetti: uno politico e poi quello tecnico, per vedere cosa si è in grado di dare senza mettere in pericolo la necessità di preservare la Difesa italiana sempre. C’è una continua richiesta da parte ucraina di aiuti, bisogna verificare ciò che noi siamo in grado di dare rispetto a ciò che a loro servirebbe: la disponibilità dell’ottavo pacchetto c’è, ma per ora è soltanto una dichiarazione di intenti". Come dire: calma e gesso, e comunque sarà la Difesa a dire cosa possiamo dare.
Per il resto, poco spazio ad eventualità improbabili buone per fare titoli sui giornali ("Putin userà l’arma atomica? Non credo. Nessuno teme oggi una escalation che possa portare a una guerra nucleare") e sull’eventualità di un calo degli aiuti militari a Kiev – per ora smentito da America e Ue – osserva: "Non sono stupito di ciò che sta accadendo sulla questione delle forniture all’Ucraina. In Occidente l’opinione pubblica ha un peso diverso rispetto ai paesi autocratici. È un’evoluzione naturale e prevedibile, perché i cittadini si sono stancati della guerra. Nell’immaginario collettivo la guerra coincide con il peggioramento della situazione economica generale e accanto a questo si è manifestato un problema logistico-industriale".
Crosetto sa però che l’impegno non verrà meno perché "l’Europa non può permettere di avere un’Ucraina russa, perché significherebbe spostare il fronte della guerra in Europa". Disimpegnarsi come gli Usa in Afghanistan, significherebbe trovarsi Putin alle porte. E in fondo una speranza di un esito positivo in Ucraina deve averla, perché conversando con la direttrice Pini, Crosetto ha detto che "le cose che mi stanno preoccupando di più sono l’evoluzione cinese a breve periodo e l’Iran". L’Iran? Evidentemente ha informazioni e analisi che glielo suggeriscono.